È di almeno sette morti e una ventina di feriti il bilancio delle violenze in corso in diverse zone dellAfghanistan contro gli Stati Uniti. Le proteste, in particolare a Jalalabad, nellest del Paese, e a Kabul, sono scoppiate dopo il rogo di alcune copie del Corano avvenuto martedì nella base militare di Bagram. Nella capitale i manifestanti hanno dato fuoco a un compound riservato a contractor stranieri. Secondo un testimone le fiamme hanno danneggiato parte della guesthouse nel complesso del Green Village, dove vivono e lavorano 1.500 contractor stranieri. Le forze di sicurezza hanno sparato raffiche di colpi in aria alla periferia di Kabul per disperdere la folla. In via precauzionale lambasciata Usa nella capitale afgana è stata chiusa e lo staff è rimasto bloccato al suo interno. Attraverso Twitter, lambasciata americana ha annunciato la chiusura della sede diplomatica e il fatto che «ogni viaggio è sospeso». Lambasciata ha anche invitato tutti quelli che si trovano fuori dalla sede diplomatica a mettersi al sicuro, mentre in strada i protestanti gridano «morte all'America».
A Kabul ci sono almeno 500 persone in corteo vicino al Parlamento e alla più grande base militare Usa in città. A Jalalabad, un migliaio di studenti ha bloccato le principali arterie di comunicazione. Violenze si registrano al momento anche a Herat, nellAfghanistan occidentale.
A scatenare le violenze è stata lincredibile decisione presa martedì da alcuni addetti della base aerea americana di Bagram (a nord di Kabul) di distruggere con il fuoco materiale religioso islamico, fra cui almeno quattro copie del Corano. La profanazione del testo sacro dell'Islam è stata ammessa dallIsaf e dal comandante della missione Nato in Afghanistan, generale John Allen, che si è scusato con il «nobile popolo d'Afghanistan».
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