"La crisi finirà. La crisi finirà. La crisi finirà". Sembra un mantra, l'arma più potente, secondo le dottrine yoga, contro la paura. Un "pensiero positivo" da tenere sempre a mente per superare questo periodo turbolento con la certezza che la crisi finirà veramente.
Non si creda tuttavia che per sapere che "la crisi finirà" sia necessaria la fede: non si tratta di credere in qualcosa di cui non si ha alcuna prova. "La crisi finirà" non è una rivelazione che ci chiede di rinunciare alla logica. Ci chiede però, anzi esige, che, come fanno i monaci zen, anche noi ci fermiamo, inspiriamo profondamente e poi espiriamo completamente l'anidride carbonica e insieme i pensieri negativi che ci avvelenano. Il panico che ci fa fare scelte sbagliate, il pessimismo che blocca ogni nostra idea o iniziativa produttiva, l'angoscia che ci toglie lucidità. Soltanto facendo così siamo in grado di capire perché "la crisi finirà" è una certezza fondata non su un atto di fede, ma su dati oggettivi.
La crisi che ci tocca da vicino ogni giorno è un gatto che si morde la coda. A causa della bolla dei "mutui facili" scoppiata nel 2007 negli Stati Uniti, dalle banche e dalle nostre tasche sono spariti circa diecimila milioni di euro. Da finanziaria la crisi è diventata anche economica quando la gente, spaventata, ha cominciato a comprare di meno. La contrazione dei consumi ha portato alla diminuzione della produzione e quindi alla perdita di posti di lavoro. Che ha avuto come conseguenza la diminuzione delle spese da parte delle famiglie, e quindi il calo della produzione e dell'occupazione e così via.
È davvero un momentaccio. È il periodo peggiore che abbiamo mai vissuto. Ma se ci sembra peggiore di quanto non sia veramente è perché non abbiamo vissuto il '29 a New York o a Chicago. E chi c'era, oggi tace perché riposa in pace. Chi c'era non ci può dire "tenete duro. Passerà e sarà meglio di prima". Infatti "la crisi finirà" non lo si deve intendere come un punto d'arrivo, bensì come un punto di partenza verso un rimbalzo che cancellerà il buio della crisi.
Analizziamo la situazione. La contrazione di consumi e di produzione ha portato il prezzo del petrolio e dell'energia a livelli bassi come non si vedevano da anni. Sono scesi anche i tassi di interesse del denaro preso in prestito, è calato l'indebitamento delle famiglie. In soldoni: quest'anno noi famiglie italiane spenderemo 21 miliardi in meno per il petrolio e 3 in meno per il calo dei tassi. Si tratta di 24 miliardi di euro che non saranno spesi non perché non li abbiamo, ma perché paghiamo di meno benzina, gasolio, elettricità, denaro preso in prestito.
Risparmiando per i trasporti e per le bollette, avremo una maggiore capacità di spesa, quindi di consumo e di risparmio. Di questa nuova capacità di spesa tutta l'industria beneficerà, e beneficerà, insieme con noi famiglie, anche del calo dei tassi.
Il calo degli interessi bancari è stato possibile anche grazie all'erogazione di denaro alle banche da parte delle autorità monetarie, Banca d'Italia in testa.
A tutti questi presupposti manca solo la svolta che ci si attende dagli Stati Uniti, le decisioni operative che il presidente Obama ha annunciato nel campo delle infrastrutture, delle agevolazioni fiscali a imprese e famiglie. Sarà questo il volano per la ripresa dell'economia non soltanto americana ma anche europea e mondiale.
E a quel punto la crisi sarà solo un (brutto) ricordo.
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