La crociata islamica per spegnere la musica

Il caso dell’imam in Toscana non è isolato: un movimento estremista vuole proibirla a scuola

La crociata islamica  per spegnere la musica

La musica come incarnazione suprema del male, predicata da poche correnti estremiste dell’islam, ci ha fatto scandalizzare lo scorso dicembre, quando a Reggello, borgo della Toscana, si è scoperto che un imam chiedeva alla figlia di tapparsi le orecchie durante le lezioni di musica. Materia proibita dal padre, ma non dall’islam. Eppure, nell’arco di un anno, i casi si sono moltiplicati in molte città d’Europa. Dalla Spagna alla Gran Bretagna, dal Belgio alla Germania. Le correnti salafite incardinate nelle comunità islamiche stanno mettendo in circolo proprio il seguente divieto: studiare musica nelle scuole. Come se ciò che esce dal pentagramma fosse davvero materia del maligno. L’ultimo caso arriva dalla Spagna, raccontato ieri dal Paìs, parla di una delle enclave più critiche del paese: Melilla. In una scuola media, trenta bambini suonano il flauto, uno no. Il motivo? L’imam della sua comunità lo vieta. La corrente che porta avanti questa «non pratica», è quella salafita che, nelle comunità marocchine, come Melilla, è cresciuta a vista d’occhio negli ultimi tre anni e mezzo. Come spiega Abdullah Mechnoune, imam di Torino, membro del comitato per l’islam italiano del Viminale e presidente dell’organizzazione islamica del mondo arabo europea “i nostri figlio devono convivere e imparare ciò che insegnano nelle scuole”. La musica, in Europa, è materia obbligatoria quasi dappertutto. L’imam Mechnoune sottolinaa che «in questi casi non si parla ad esempio di saltare l’ora della religione cattolica, ma quella di musica, che fa bene: imparare le note non significa che tu sei credente o non credente. Anzi, nell’islam c’è anche la musica, c’è l’arte». Eppure il trend salafita sta invadendo le comunità marocchine. In Gran Bretagna sono arrivati perfino agli esposti diversi gruppi di genitori inglesi. Perché l’imam di Birmingham aveva vietato la musica nella comunità. L’inchiesta si poi allargata, portata avanti dalla Bbc, ed ha rivelato che ad esempio anche a moltissimi bambini somali, che studiavano presso scuole elementari inglesi, era impossibile partecipare alle lezioni di musica per “motivi religiosi”. Mechnoune spiega che purtroopo «alcuni integralisti, nella loro ignoranza del Corano e delle regole della convivenza, impediscono l’integrazione in Europa, anche attraverso questi atti di discriminazione». Altri casi si sono verificati in Germania durante le lezioni canto nelle scuole elementari di berlino e Amburgo.

«Ma nel Corano c’è la musica, lo cantiamo: perché vietare». Il caso belga, dello scorso anno, è più o meno simile. E segue la scia delle imposizioni del 2009 di un imam di Anversa che, iniziando dal velo, è arrivato alla musica.

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