"L'utero in affitto è sfruttamento dei ricchi sui poveri, ma almeno i poveri ne sono consapevoli": la frase choc è tratta da un'intervista de La Repubblica pubblicata oggi.
Protagoniste due donne italiane che sono andate all'estero (Ucraina ed India) per ottenere la maternità surrogata grazie all'affitto dell'utero di una donna in difficoltà economiche. Laura racconta di aver provato 15 volte la fecondazione assistita, ma sempre senza successo: alla fine le è stato pure tolto l'utero.
La disperazione ha spinto entrambe a rivolgersi a una struttura che offrisse la pratica dell'utero in affitto: Anna è andata in India, in una clinica moderna, con "medici efficienti, attenzione, protezione, cura vera verso le madri surrogate". Certo, le due madri surrogate lo facevano per soldi: l'ucraina Ekaterina per compraris la casa, l'indiana Latika per fare studiare i propri figli - o almeno quelli che sarebbero cresciuti con lei.
Certo, normalmente "i bebè vengono tolti alle madri appena nati", ma Laura - bontà sua - ha permesso a Ekaterina di fare una foto con la bimba.
Anna chiosa dicendo che "quando mio figlio crescerà gli dirò come è venuto al mondo, che parte ha avuto nella sua nascita quella gentile signora indiana che lo ha cresciuto in grembo." E per il futuro ipotizza addirittura che "magari lo porterà a Nuova Delhi a conoscere lei e suoi figli".
Quando la giornalista,
basita, prova a domandare loro se non si tratti di uno sfruttamento dei ricchi sui poveri, Laura risponde candida: "Quello purtroppo c'è in tutto il mondo. Qui almeno c'era un rapporto tra adulti consapevoli".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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