Bibbia 3.0 delle minorenni nude: il dossier porno che sconvolge l'Italia

Più di 10mila tra foto e video hard. Tutto a portata di clic e completamente gratuito. All'insaputa delle ragazze minorenni

Bibbia 3.0 delle minorenni nude: il dossier porno che sconvolge l'Italia

Nome, cognome, anno di nascita. Poi una carrellata di foto e filmati hard di ragazzine minorenni. Migliaia. Oltre 4,04 Gb per 10.380 file divisi in 507 cartelle (guarda qui). Così si presenta "La bibbia 3.0”: un enorme dossier di scatti pedo-pornografici (e non solo). Non si tratta di un archivio trovato in un computer di chissà quale pedofilo. Ma di un raccoglitore telematico consultabile online con un semplice clic: una lista infinita di documenti privati, intimi, ora alla portata di tutti. Spesso all’insaputa delle protagoniste.

Per ottenere l’archivio bisogna navigare per qualche ora. IlGiornale.it lo ha scovato sul gruppo Facebook “#acazzoduro” che conta più di 100mila iscritti. L’opera è mastodontica ed è figlia di tre aggiornamenti. “La bibbia - si legge nell’introduzione scritta dagli autori - raccoglie innumerevoli contributi dal web e da tutti i suoi meandri”. All’origine c’è un dropbox, aggiornato periodicamente, in cui sono memorizzati i file. A questo si aggiunge un link ad uno spazio di archiviazione online su Google Drive, creato (da un'altra persona) per facilitarne la consultazione.

I tre responsabili del dossier in dropbox (che si fanno chiamare Gesù, Pietro e Paolo) spiegano che le foto e i video sono stati “selezionati e posti nelle cartelle” denominate con etichette che vanno da “il canile” a “bagasce senza nome e cognome”, passando per “non sapevo fosse minorenne” (guarda qui). Molti documenti sono anonimi, difficile risalire all’identità delle ragazze coinvolte. Anche se non impossibile: la “bibbia”, infatti, vive dei “centinaia e centinaia di contributi” degli utenti della Rete. E così, quando una di queste viene riconosciuta, finisce schedata nella categoria “bagasce con nome e cognome”: 211 cartelle con scatti hot e generalità di tante giovani che vanno a comporre il puzzle di questo enorme archivio pornografico.

“Il frutto di questo lavoro - scrivono gli autori - è tutto italiano”. E se ne vantano. Eppure sono coinvolte minorenni, si tratta di pedo-pornografia. Le didascalie nella cartella “Anche l’età è illegale” indicano ragazze nate dal 2000 al 2002. Nel file disponibile su Google Drive campeggia così in bella vista il nome di M.M. che non nasconde di esserne il responsabile: “Ho scaricato i file che c'erano dentro il file originale - ammette, rispondendo alle nostre domande su Facebook - e (li ho) raggruppati in un'unica cartella” di Drive. È illegale, ma quando gli chiediamo se teme condanne, afferma di essere tranquillo. Come se fosse solo un gioco.

Bisogna dire che alcune di queste immagini provocanti sono state scattate e volutamente diffuse sul web, in particolare in gruppi Facebook, Ask e chat di Telegram. “Sì, so di esserci - dice C.M. quando le chiediamo che effetto fa vedere il suo nome - le mie foto sono su Ask”. Nessun problema anche per M.A.C., 17 anni: “Sì, sono io. Quindi?”. Quindi tutto a posto. Ma nel mare di documenti c’è soprattutto chi aveva cercato di mettersi tutto alle spalle. Scene di sesso orale, rapporti con animali e nei bagni della discoteca: scatti spesso rubati e condivisi dai amici e fidanzati per chissà quale motivo. Forse ritorsione, forse superficialità. Sicuramente per stupidità. Tra i nomi anche quello di Giulia Sarti, deputata del Movimento Cinque Stelle il cui scandalo scoppiò nell’aprile del 2013 a seguito di un attacco hacker alla posta elettronica personale.

“Questo dossier è imbarazzante - dice il fidanzato di una vittima - un archivio così fa rabbrividire”. Ha scandagliato le prime due versioni della “bibbia” nella speranza di non trovare le foto della fidanzata. Ma al terzo aggiornamento ha notato quella maledetta cartella: “Lei ha scoperto di essere nella “bibbia” dopo aver ricevuto centinaia di messaggi di complimenti sui social”. Un nuovo incubo. Impossibile da fermare, o forse solo inutile: “Abbiamo deciso di non denunciare perché è uno spreco di soldi. Arrivati ad una situazione così, al 99% i colpevoli non si troveranno mai”.

Il terzo capitolo della “bibbia” è già stato scaricato e copiato migliaia di volte. E a più di un anno e mezzo dalla prima versione, è già pronta la “bibbia 3.1”. Questa volta con i numeri di telefono delle ragazzine, sintomo di una fenomeno che non pare arrestarsi.Ma noi non giochiamo allo stesso gioco. E al momento della pubblicazione dell'articolo saremo dalle forze dell’ordine. Per sporgere denuncia.

@GiusDeLorenzo

@marco_vassa

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