Cronache

Blitz contro i no Tav: in manette leader dei centri sociali

Arrestati due leader della protesta no Tav del centro sociale Akatasuna di Torino, altri 11 raggiunti da misure di custodia cautelare

Blitz contro i no Tav: in manette leader dei centri sociali

La procura di Torino ha emesso 13 ordinanze di misura cautelare a carico di altrettanti attivisti no Tav, tutti appartenenti al centro sociale Askatasuna. In carcere è finito il leader storico del movimento no Tav, Giorgio Rossetto, 59 anni, che è anche uno dei principali leader del centro sociale. Le manette ai polsi sono scattate anche per Umberto Raviola, 32 anni, una delle nuove leve nate all'ombra di Rossetto. Per due persone, invece, sono stati disposti gli arresti domiciliari, per gli altri l'obbligo di firma e il divieto di dimora tra Giaglione e Chiomonte. Le misure hanno colpito i principali esponenti del centro sociale, tra i più attivi nelle proteste violente contro i cantieri dell'alta velocità.

Per loro le accuse sono di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e violenza privata aggravata per gli attacchi sferrati ai cantieri per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lione. I cantieri di Chiomonte e San Didero sono spesso presi d'assalto da gruppetti di violenti pronti a tutto per boicottare e sabotare l'opera. L'operazione della Digos e della procura è stata possibile grazie all'analisi del materiale video e fotografico, ma anche grazie ai sequestri condotti nel corso delle azioni di polizia condotte per fermare gli assalti. Le forze dell'ordine hanno sequestrato materiale pirotecnico e infiammabile, ma anche pietre, bulloni, frombole, tubi per lancio di razzi e una grande quantità di materiale che durante gli assalti è stato scagliato contro le forze dell'ordine. Anche grazie ai sequestri è stato possibile dimostrare la matrice violenta degli antagonisti.

Come riporta la Repubblica, l'accusa considera il centro sociale Akatasuna come "un'associazione diretta a sovvertire violentemente l'ordine dello Stato". L'impianto accusatorio, però, è stato contestato dal giudice, secondo il quale sarebbe forzata l'ipotesi di "reato associativo per le condotte di Askatasuna". All'interno dello stesso centro sociale, infatti, alcuni attivisti avrebbero messo in atto proteste non violente, come speakeraggio e taglio delle rete.

Per questo motivo il giudice ha deciso di analizzare caso per caso la condotta di ogni singolo soggetto sotto indagine, sia per quanto accaduto nei cantieri no Tav sia per alcuni episodi verificatisi in città.

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