Calabria, sempre più forte la mafia nera

Si è esteso grazie allo sfruttamento di prostituzione e caporalato

Calabria, sempre più forte la mafia nera

Il nome evoca terrore solo a pronunciarlo: la mafia nera. Intendiamo, così, la galassia criminale cresciuta anche nel nostro paese e che fa capo alle organizzazioni malavitose nigeriane: “Black axe” (ascia nera, ndr) e Eiye. La “Gazzetta de Sud”, in un’inchiesta, lancia l’allarme: il fenomeno criminale è largamente in crescita nel Mezzogiorno, in particolare in Calabria. Si è esteso grazie allo sfruttamento di quei filoni delinquenziali che le grandi cosche della ‘ndrangheta ritengono “minori”: la prostituzione e il caporalato.

Decine e decine di “lucciole” hanno invaso, come racconta il quotidiano calabrese, la Piana di Gioia Tauro. Le sfortunate ragazze devono restituire 50 mila euro a chi ha consentito loro di viaggiare fino all’Italia e sono sottoposte all’asfissiante controllo delle “maman” che hanno potere di vita e di morte su di loro (con l’influenza dei riti e delle maledizioni religiose animiste). Anche l’arruolamento di braccianti da sfruttare indiscriminatamente nei campi vede i nigeriani in prima fila.

Diverso il discorso sul traffico di droga. Gli stupefacenti acquistati sul mercato sudamericano arrivano non solo in Nigeria, ma anche nei paesi, come l’Italia, dove la malavita – feroce e spietata – si è radicata. Tocca però scendere a patti con la criminalità locale per evitare scontri che potrebbero finire come a Castelvolturno nel 2008. L’ultima operazione contro la “mafia nera” risale al 17 dicembre scorso.

I sei arresti operati dalle forze dell’ordine disposti dal procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal procuratore antimafia Elio Romano la dicono lunga su come la magistratura guardi con preoccupazione a un fenomeno in crescita e difficile da contrastare.

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