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Caso Yara, Bossetti: "Mi sento più tranquillo". È già scontro sul dna

Il muratore, presente nell'aula della prima udienza del processo, ha seguito il dibattimento con molta attenzione e con evidente nervosismo

Caso Yara, Bossetti: "Mi sento più tranquillo". È già scontro sul dna

"Mi sento più tranquillo, ho molta fiducia nella giustizia". Queste sono state le parole che Massimo Bossetti ha confidato al suo legale, Claudio Salvagni, al termine della prima udienza del processo per la morte di Yara Gambirasio davanti alla Corte d'Assise di Bergamo. Il muratore, presente in aula, ha seguito le prime fasi del dibattimento con molta attenzione ed evidente nervosismo. L'uomo è rimasto nel gabbiotto in vetro destinato agli imputati: un paio di scarpe sportive, jeans ed una polo grigia, ha seguito il primo atto del processo, durato circa tre ore, seduto su una sedia con i gomiti appoggiati a un tavolo in modo da guardare i giudici e dare le spalle al pubblico. Sembra non provi emozioni, ansia, niente di niente. Alla fine dell'udienza i suoi difensori si avvicinano per salutarlo: "Avvocato, non ci ho capito niente", confessa: "Ho cercato di seguire, ma è molto difficile". Pare dica anche: "Vorrei che arrivasse la sentenza già domani".

Durante l'udienza i difensori di Massimo Bossetti hanno chiesto ai giudici della Corte d'assise di Bergamo la nullità del prelievo del Dna con boccaglio, avvenuto nel corso di un controllo stradale simulato, da cui derivò che il Dna del muratore era lo stesso di Ignoto 1. Secondo gli avvocati Salvagni eCamporini, quel prelievo doveva essere eseguito con le garanzie difensive in quanto "non si può dire che il signor Bossetti il 15 giugno dell'anno scorso non fosse indagato".

I giudici della Corte d'Assise di Bergamo hanno aggiornato l'udienza al 17 luglio, quando decideranno sulle eccezioni preliminari sollevate dalla difesa

di Massimo Bossetti, che era presente in aula, a cui si è opposta la Procura. I giudici, sempre in quella data, decideranno anche sull'ammissione in aula delle telecamere: pm e parti civili non hanno dato il loro consenso.

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