Al concerto con un coltello: le falle nella sicurezza ai grandi eventi

I grandi eventi estivi accendono i riflettori sulla sicurezza. Ma non sempre i controlli bastano: siamo entrati a un concerto con un coltello da cucina

Al concerto con un coltello: le falle nella sicurezza ai grandi eventi

L’avvio dell'estate porta inevitabilmente con sé anche la stagione dei grandi eventi all’aperto. Da Milano a Napoli stadi, piazze, ippodromi e campi sportivi continuano a colorarsi di decine di migliaia di giovani. Anzi, negli ultimi anni l’utenza sembra essere persino aumentata, grazie all’arrivo di grandi artisti internazionali nel Belpaese. Eppure, dopo la strage del Bataclan nel 2015 e la tragedia di piazza San Carlo a Torino nel 2017 - ma soprattutto dopo che diversi concerti erano stati annullati perché ritenuti ad alto rischio - quello della sicurezza in occasione dei grandi eventi è un tema sempre più caldo e forse oggi uno dei problemi più sottostimati.

Per testare la macchina protettiva dei grandi live in Italia abbiamo provato a entrare nell’area concerti di uno degli appuntamenti rock più importanti dell’anno con un grosso coltello, proprio come uno di quelli utilizzati dai lupi solitari affiliati all’Isis negli attentati europei (guarda il video).

Siamo nel centro Italia, al maxi evento le forze impiegate sono massicce e i controlli sembrano essere attenti. Negli ingressi riservati al pubblico le ispezioni sono quasi sempre effettuate con metaldetector. Decine di ragazzi attraversano il blocco come se fossero in aeroporto. È severamente vietato portare batterie esterne e altri dispositivi che non siano cellulari; persino i tappi di plastica da alcuni anni sono stati messi all’indice. Eppure, non tutti gli addetti sono così ligi al dovere. Dopo aver appositamente nascosto la lama, riusciamo letteralmente a bucare un controllo decisamente superficiale. L’uomo della sicurezza saluta cordialmente, chiede di aprire lo zaino; non può toccare il contenuto, così dà uno sguardo veloce all’interno e fa passare. Dopo qualche secondo, nell’area «protetta» c’è qualcuno con un coltello di ben 30 centimetri nello zaino. A quel punto basta aspettare l’inizio del concerto: con il buio e il clamore, un vero attentatore farebbe una strage senza alcun ostacolo.

Ma le falle nel sistema sicurezza dei concerti italiani non finiscono qui. A Roma, ad esempio, in uno dei tanti grandi live organizzati nella Capitale, le migliaia di spettatori rimangono letteralmente imbottigliati in attesa di uscire. In uno scenario tragicomico, per circa un’ora migliaia di persone restano in un lembo di bosco della zona concerti tra urla, fischi e proteste. C’è un solo cancello per poter smaltire il flusso di persone, così alla fine dell’esibizione tutti si riversano verso la stessa area nello stesso momento.

A Torino, invece, in occasione dell’atteso live di Vasco Rossi dello scorso giugno, i controlli sono così lenti da causare la protesta della folla, che ad esibizione ormai cominciata sfondano le transenne e causano persino dei feriti.

Il rischio della pressione della folla - come quella di piazza San Carlo - è

realistico, ma per fortuna tutto si risolve soltanto con il lancio di parole grosse e grida di dissenso. Ma è soltanto l’ennesima tragedia scampata in una vortice in cui le falle sulla sicurezza sono sempre più evidenti.

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