Condannata per razzismo la banca che doveva aiutare l'integrazione degli immigrati

Due anni fa Extrabanca si era presentata come la "prima banca dedicata prevalentemente ai cittadini stranieri residenti in Italia". Ma insultava i dipendenti perché "negri africani che creano solo problemi"

Condannata per razzismo la banca che doveva aiutare l'integrazione degli immigrati

Da banca che aiuta l'integrazione degli immigrati a banca razzista nei confronti dei dipendenti. È quello che succede a Milano dove Extrabanca, nata due anni fa, si era presentata come la "prima banca dedicata prevalentemente, ma non esclusivamente, ai cittadini stranieri residenti in Italia" e oggi è stata condannata per razzismo ai danni di un dipendente dal giudice del tribunale del lavoro Fabrizio Scarzella 

L'uomo, di origine senegalese, è cittadino italiano e l'anno scorso si è candidato alle amministrative nella "Lista civica per Pisapia sindaco", ma non è stato eletto. In quel periodo il presidente dell'azienda, ha cercato di dissuaderlo dal buttarsi in politica perché uguale "agli zingari e ai musulmani che vogliono rovinare Milano". Per il presidente, inoltre, l'uomo e un altro collega "erano due negri africani che stavano creando troppi problemi", a cui aggiungeva che "avere troppi negri non poteva giovare alla banca e che era pertanto meglio assumere una persona di colore più chiaro". Altri due dirigenti sostenevano che l'uomo "non poteva venire in Italia pretendendo un posto manageriale, che era in caserma, che nessuno aveva bisogno della sua intelligenza e che doveva fare quello che dicevano". Spesso i tre sostenevano che "gli stranieri pretendono troppo, soprattutto quelli che hanno la cittadinanza. Devono sapere che sono ospiti".

Il giudice ha condannato per razzismo l'intera azienda e non solo i tre (presidente, amministratore delegato e un altro dirigente) perché con il loro comportamento influenzavano il clima dell'ambiente lavorativo. La società dovrà ora risarcire il dipendente con 5mila euro.

È la prima condanna in Italia in sede civile per molestie razziali sul luogo di lavoro ai sensi dell’articolo 2 comma 3 del decreto legislativo 215 del 2003 sulla parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza.

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