Così Marino soccorre Benigni: firma il permesso per la villa prima di festeggiare Capodanno

Il 31 dicembre il sindaco di Roma firma (in tutta fretta) l'autorizzazione per ristrutturare la villa romana

Così Marino soccorre Benigni: firma il permesso per la villa prima di festeggiare Capodanno

Quanta fretta al Campidoglio nell'ultimo dell'anno. Nel giorno dell'epidemia dei vigili il sindaco di Roma Ignazio Marino si è dato un gran da fare. Non per i romani, ma per Roberto Benigni. La preoccupazione del primo cittadino capitolino, prima di andare a sparare i botti e festeggiare il Capodanno, è stata tutta per la villona da venti vani di Roberto Benigni. Una casa mozzafiato non lontano dalle terme di Caracalla, proprio all'inizio del parco dell'Appia Antica. Come scrive Libero, il sindaco ha è affrettato a firmare l'autorizzazione paesaggistica (richiesta per legge) per effettuare la manutenzione della villa.

Non c'è niente di illegale, va detto subito. Tutto è a norma. È a norma la richiesta di ristrutturazione avanzata da Nicoletta Braschi, moglie del comico e amministratore unico della Scipio Srl, la società a cui è intestata la villa. È a norma il parere delle Belle Arti che sull'area dove sorge la villa ha dovuto esprimersi. Ed è a norma anche il precipitoso intervento di Marino che, mentre i suoi vigili si mettevano "in malattia" lasciando la Capitale in balia di se stessa, si è affrettato a firmare appena possibile. Come spiega Chris Boniface su Libero, la richiesta di ristrutturazione riguarda "la ricostruzione delle mura di contenimento dell'immobile" e la revisione di quelle di cinta. Sull'area ci sono, infatti, pesantissimi vincoli paesaggistici. Vincoli che, dopo i sessanta giorni previsti per legge, sono stati superati. Grazie anche alla firma di Marino. Che è arrivata il 31 dicembre, primo giorno favorevole per siglare la richiesta avanzata dalla Braschi.

Il sindaco di Roma ha rilasciato l'autorizzazione invitando, però, i coniugi a "conseguire la maggiore salvaguardia ambientale possibile e garantire il migliore inserimento delle opere nel contesto paesaggistico".

E ha spiegato che la firma vale solo "ai fini paesaggistici e fatti salvi i diritti di terzi". Costituisce, insomma, "atto autonomo e presupposto rispetto al permesso di costruire o agli altri titoli legittimanti l'intervento urbanistico edilizio".

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