L'incubo della piccola Giulia: strappata dai genitori perché aveva i pidocchi

La bambina è stata tolta ai propri genitori e affidata ad un casa famiglia gestita da una suora

L'incubo della piccola Giulia: strappata dai genitori perché aveva i pidocchi

Aveva i pidocchi ed era stata assente da scuola per 27 giorni. Per questo Giulia (nome di fantasia ndr) è stata strappata dai suoi genitori e costretta a vivere in una casa famiglia. Giulia è l’ennesima vittima di un meccanismo disumano ad opera dei servizi sociali. L’ennesimo caso marchiato da false accuse e mancate verifiche che hanno portato alla distruzione di una famiglia e all’ormai indelebile dolore di due genitori innocenti.

A segnalare il problema agli assistenti sociali, nel maggio del 2018, era stata la scuola che frequentava la bambina. Qualche breve e distratta verifica, poi la relazione degli assistenti sociali e la decisione di togliere la bambina dalla madre e darla in affido ad una comunità gestita da suore.

Sull’episodio è stata presentata un'interrogazione parlamentare ai ministri della Giustizia e delle Politiche Sociali dal senatore di Forza Italia Lucio Malan, presidente dell' associazione Rete Sociale.

La vita di Giulia, che oggi ha 12 anni e viveva a Ladispoli, era già stata minata da alcune sofferenze. Il padre biologico era da sempre assente e aveva abbandonato la figlia alla madre, di origine bulgara, che dopo essersi sposata era andata a vivere assieme ad uomo romano che si prendeva cura della bambina come fosse un padre a tutti gli effetti.

Poi il giorno delle «accuse»: pediculosi, un abbigliamento non adeguato all' età e un «presunto cattivo odore dei suoi vestiti». Così, gli assistenti sociali si presentarono a casa di Giulia dove dichiararono di aver rilevato “sporcizia e disordine”. La madre e il copagno, disperati, cercarono in tutti i modi di far capire come stessero davvero le cose. Spiegarono che da li a poco si sarebbero trasferiti in Bulgaria, motivo per cui stavano facendo dei lavori di ristrutturazione e che il disordine era dovuto esclusivamente a quello. «Cosa facilmente desumibile dal fatto che gran parte delle suppellettili fosse in scatoloni da trasloco, come risulta dalle fotografie, dalle quali si rileva che l' abitazione è più che decorosa (certificata di classe energetica A), con ampia e graziosa stanza per la bimba», come precisa il senatore di Forza Italia. I genitori cercarono di spiegare anche, che tra loro e il dirigente scolastico della scuola da tempo si era instaurato un rapporto di “forte inimiciazia” dettato dal fatto che l’istituto, tempo addietro, aveva pubblicato sulla propria pagina online alcune immaggini della minore senza nessuna autorizzazione.

Spiegazioni che si rivelarono del tutto inutili. Il 28 giugno, le assistenti sociali e l' assessore competente del comune di Ladispoli si presentarono in casa della famiglia con carabinieri e vigili urbani. Questi, aggiunge Malan, erano perfino “in divisa e armati”. Portarono via Giulia e la affidarono ad una comunità.

Da quel giorno, come emerge dal documento, la piccola ed è stata “sottoposta, senza alcuna autorizzazione, a vaccinazioni già effettuate dalla madre, costretta a servire come chierichetta le funzioni domenicali nonostante sia di religione ortodossa e obbligata a parlare alla mamma in italiano e non in bulgaro, come aveva sempre fatto”. Alla madre era consentito vedere la bimba solamente due volte a settimana e sotto la supervisione degli psicologi.

Come se non bastasse durante questi brevi incontri, la madre si accorse di alcuni comportamenti inadeguati della suora, responsabile del centro, e di “una cicatrice trovata sulla schiena della bambina”. Preoccupata la mamma di Sofia fece presente la cosa ai servizi sociali. Ma le sue contestazioni, ancora una volta, le costarono il totale allontanamento da sua figlia.

Oggi Malan chiede ai due ministri se non siano stati violati leggi e disposizioni della Carta Costituzionale, della Convenzione di New York e della Convenzione europea dei diritti dell' uomo, nonché lo stesso ex articolo 403, in base al quale è stato effettuato l' allontanamento, ma che richiede “un' estrema ratio da usare solo dopo aver posto in essere tutti i necessari interventi sociali onde prevenire ed evitare un provvedimento così grave”. Interventi che non sono mai stati effettuati.

Conclusioni affrettate e per di più rette da accuse scarne di prove. Assurde accuse avvallate persino dal Tribunale dei minori. Inadempiente al suo ruolo di supervisore e assente di fronte a decisioni che avrebbero cambiato la vita di un’intera famiglia.

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