I due volti della mala cinese, tra vecchi affari e giovani gang

Gli "anziani" stringono intese con gli italiani per il business della contraffazione, i giovani lottano per il territorio e chiedono il pizzo ai loro connazionali

I due volti della mala cinese, tra vecchi affari e giovani gang

Una “paranza dei bambini” nel panorama della criminalità cinese? Forse ma allo stato attuale non ci sarebbero elementi che inducano a pensare a uno scontro generazionale all’interno della malavita asiatica che opera in Italia.

Secondo la relazione semestrale della Dia per il primi scorcio del 2016, le cosche cinesi restano molto attive su diversi fronti. Ma sembra delinearsi, in maniera ancora più netta rispetto al passato, la divisione operativa e strutturale fra i gruppi che, così, consente agli inquirenti di notare le due facce, diversissime tra loro, del crimine cinese.

Da un lato ci sono gli “anziani”, i vecchi gruppi, le “solite” triadi. Gestiscono affari e fatturano tantissimo. Si interessano per lo più di contraffazione. Gli affari, nel settore del “falso”, consentono ai cinesi non solo di guadagnare moltissimo ma anche di stringere preziose alleanze con i sodalizi criminali italiani, interessati a entrare nel business della commercializzazione di abbigliamento, giocattoli, alimentari, farmaci e prodotti medicali contraffati. L’Antimafia spiega anche alcuni dei metodi utilizzati per aggirare i controlli doganali. Che consistono, di solito, nello sdoganamento della merce in altri Paesi Ue dove gli accertamenti sono meno stringenti e poi nel trasporto in Italia – spesso su gomma – dei “carichi”.

I “vecchi”, inoltre, mantengono interessi nello sfruttamento dell'affare prostituzione. A tale scopo fanno arrivare ragazze dalla Cina che poi introducono nei circuiti dei “centri massaggio”. Grande attenzione dai clan asiatici, inoltre, allo spaccio di droga. I gruppi cinesi hanno sviluppato col tempo importanti aderenze e competenze nel mercato degli stupefacenti sintetici, tra cui lo Shaboo di cui sembrano avere una sorta di "monopolio".

Spesso, però, i due affari si intrecciano. Stando a quanto hanno rivelato le indagini della Polizia di Prato a giugno, spesso droga e sesso per la mala cinese viaggiano a braccetto e spaccio e prostituzione vengono consumati in locali specifici, spacciati per circoli culturali. Una sorta di riedizione contemporanea delle vecchissime fumerie di oppio, quelle raccontate e descritte dalla penna di Oscar Wilde e dalla letteratura inglese della fine dell’Ottocento.

I ragazzi, invece, pensano a fare tutt’altro. Si uniscono in gang urbane, specialmente nelle grandi città. Rivolgono le loro attenzioni all’interno della stessa comunità di provenienza.

Le “nuove leve”, organizzate su schemi che ricordano da vicino le gang da strada, si dedicano all’estorsione ai danni dei ristoranti gestiti dai loro connazionali. E chiedono il pizzo alle case di prostituzione e alle bische clandestine gestite dai cinesi. In diverse occasioni si sono registrati violenti scontri tra bande dovuti a questioni di controllo del territorio.

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