Soldati fanno arrestare balordo. Ora il pm vuole mandarli in galera

Due militari dell'operazione "Strade sicure" sotto processo per "violata consegna aggravata". Hanno consegnato ai Carabinieri un balordo senza l'uso delle armi. Ma secondo il pm sono colpevoli

Soldati fanno arrestare balordo. Ora il pm vuole mandarli in galera

I militari dell'operazione "Strade Sicure" pattugliano il territorio, aumentano la sicurezza delle città italiane. A 7 anni dall'avvio dell'operazione, i numeri parlano chiaro: i militari hanno realizzato ben 14.635 arresti, 9.973 denunce, 7.794 fermi, 2milioni di persone controllate e 12mila mezzi passati al setaccio. Non solo. I soldati sono stati in grado anche di fermare e sequestrare 661 armi che circolavano liberamente nel territorio italiano.

Ma a quanto pare, nel Paese che sembra odiare forze dell'ordine ed esercito, tutto questo non basta. Ai giudici militari non basta. La storia (assurda) viene da Roma, dalla procura militare. Due soldati rischiano un anno di carcere per aver fatto il loro mestiere. Per aver pemesso l'arresto di un balordo, senza usare la forza.

I fatti

I due soldati erano di guardia, il 17 gennaio scorso, di fronte all'ambasciata di Francia nella Capitale. Intorno alla mezzanotte, un uomo lancia un oggetto contro il palazzo. Dopo alcuni istanti si aggrappa alla grata della finestra adiacente all'ingresso. I militari, dopo aver valutato che l'uomo non era pericoloso per l'incolumità dei diplomatici e del personale, decidono di chiamare i carabinieri, aspettano che scendesse volontariamente dalle inferriate.

Secondo quanto si legge dalla relazione dei militari, "da una rapida interpretazione dei fatti, considerando che non si sarebbe potuto introdurre all'interno dell'ambasciata, poiché la finestra è protetta da una grata e che un nostro tentativo di farlo scendere con la forza avrebbe potuto arrecargli gravi danni fisici e che non avendo alcuna via di fuga, poiché sotto la grata eravamo posizionati noi, ho valutato fosse più opportuno attendere che si calmasse e scendesse volontariamente. Pertanto ho deciso che la linea d'azione più giusta da adottare era quella di intimargli in modo energico di scendere, informandolo che stava commettendo un'azione illegale verso una struttura da noi vigilata. Il soggetto non accoglieva la nostra richiesta, per tale motivo chiamavo la Sala Operativa dei Carabinieri descrivendo la situazione in atto". Per questo i militari hanno continuato a tenere d'occhio l'uomo, attendendo il tempestivo intervento dei carabinieri. Poi, quando l'individuo si è deciso a scendere, lo hanno immobilizzanto e consegnato ai Carabinieri.

Tutto normale. Peccato che il procuratore militare di Roma abbia deciso di portare a processo i soldati per non aver difeso in maniera corretta l'ambasciata. Ecco dove nasce l'accusa "violata consegna aggravata".

Insomma, i due militari hanno agito senza esagerare, cercando di arrestare l'uomo senza usare la forza, riuscendo peraltro nell'intento. Ma per il pm non era abbastanza. "Cosa avrebbero dovuto fare? - tuona a ilGiornale.it l'avvocato Giorgio Carta, che li difende - I soldati nell'operazione "Strade sicure" non sono dotati di manette. Quindi per fermalo o si comportavano come si sono comportati, oppure avrebbero dovuto colpirli con il fucile. L'unica cosa di cui sono armati". Ora i due soldati rischiano la condanna ad 1 anno di reclusione.

"L'Italia - continua l'avvocato - è il Paese dove se un uomo difende la sua proprietà con le armi viene incriminato, dove le forze dell'ordine non possono sparare se qualcuno forza un posto di blocco, ed ora vogliono mandare in galera due soldati perché hanno fatto il loro dovere senza esagerare con l'uso della forza?".

L'udienza preliminare sarà il prossimo 1 marzo. Una delle tante follie all'italiana.

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