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L'appello dei docenti italiani: così boicottano Israele

Gli accademici italiani si schierano contro Israele: "Chiediamo l'interruzione di ogni forma di cooperazione accademica e culturale"

L'appello dei docenti italiani: così boicottano Israele

259 accademici e accademiche provenienti da più di 50 università e istituti di ricerca italiani hanno firmato un appello nel quale si impegnano a boicottare le istituzioni accademiche israeliane. L’appello è stato lanciato in solidarietà con la campagna della società civile palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS)

Nell'appello, presente sul sito www.stoptechnionitalia.wordpress.com, viene spiegato il motivo del boicottaggio: "Le università israeliane collaborano alla ricerca militare e allo sviluppo delle armi usate dall’esercito israeliano contro la popolazione palestinese, fornendo un indiscutibile sostegno all’occupazione militare e alla colonizzazione della Palestina. Il Technion è coinvolto più di ogni altra università nel complesso militare-industriale israeliano", si legge sul sito. Gli accademici alzano le barricate e battono i piedi, per loro ogni forma di collaborazione con l'istituto deve cessare: "Chiediamo pertanto ai nostri colleghi docenti e ricercatori/trici di porre fine a ogni forma di complicità con il complesso militare-industriale israeliano e chiediamo l’interruzione di ogni forma di cooperazione accademica e culturale, di collaborazione o di progetti congiunti con il Technion".

Come fa sapere il professore Angelo D'Orsi, dell'Università di Torino, l'inizitiva ha avuto origine in Gran Bretagna, a cui poi hanno aderito anche i colleghi nostrani. "Vorrei far sapere a tutti che è partita la campagna di boicottaggio di TECHNION la più importante istituzione universitaria israeliana, direttamente impegnata nell'azione di sostegno al governo, produttrice tra l'altro dei micidiali bulldozer che stanno distruggendo sistematicamente gli insediamenti palestinesi, nel silenzio complice del mondo. TECHNION collabora con le principali industrie di armi, anche quelle particolarmente sofisticate, per aumentare la capacità distruttrice dell'esercito occupante israeliano, contro le persone, le dimore, le coltivazioni, i beni dei Palestinesi", ha detto il prof. D'Orsi.

All'iniziativa dei professori si è poi unito un gruppo di studenti, che fanno parte del collettivo “Progetto Palestina” e che ha iniziato un volantinaggio all'Università di Torino per chiedere agli altri professori di aderire all’appello al boicottaggio. Nello striscione appeso nel cortile del campus si legge la scritta "Il sapere è fatto per prendere posizione”, citazione del filosofo Foucault. Vista la posizione intransigente e di chiusura degli studenti, sembra che la ricerca del sapere non sia il loro interesse primario. Eppure non gli si può fare una colpa, visto e considerato il (cattivo) esempio che ricevono da coloro che, in barba all'etica, si schierano apertamente, e invece dovrebbero condurli e spronarli nella suddetta ricerca.



Tuttavia, non tutti sostengono acriticamente la protesta dei professori e degli studenti, infatti tra i commenti al post nella pagina Facebook del collettivo ne spicca uno in particolare: "Oggi gli ebrei d'Europa scappano ancora a migliaia ogni anno, dalla Francia soprattutto, e nessuno che dica nulla... Ma nessuno dice niente, perché nulla è cambiato da allora, l'antisemitismo è sempre presente", ha detto Emile Khorsai.

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