Gli stadi italiani ne hanno viste di tutti i colori: scontri, fumogeni, bombe carta, striscioni offensivi e insulti. A questo lungo elenco oggi se ne aggiunge un altro: un bambino di sei anni che si reca allo stadio con la maglietta della squadra ospite non può entrare. O, se proprio ci tiene, deve coprirsi la casacca dell'altra squadra.
È accaduto a Bergamo domenica scorsa, prima della partita tra l'Atalanta e la Juventus, e a segnalarlo è stato all'Eco di Bergamo il papà del bambino. Padre e figlio, insieme ad altri sei loro amici, sono stati fermati due volte prima di entrare allo stadio, una volta al pre-filtraggio e un'altra volta ai tornelli. Motivo? Il bambino indossava la maglietta di Tevez, l'attaccante della Juve. "Lui, vestito così, non può entrare. O se volete dovete andare nel settore ospiti. Ragioni di ordine pubblico", hanno detto gli stewart. Alla fine il bambino è riuscito ad entrare, ma ha dovuto coprire la maglietta con una felpa. "Allo stadio non andremo più", dice il papà del piccolo tifoso. Mentre Pierpaolo Marino, direttore generale dell'Atalanta, afferma che "non esiste alcuna direttiva, mica possiamo decidere noi come devono vestirsi le persone. Credo, comunque, che quel consiglio sia stato dato per garantire la sicurezza del ragazzino". Anche Giovanni Malagò, il presidente del Coni, è intervenuto sulla vicenda: "Non mi sembra affatto normale, è assolutamente una cosa non accettabile. Non mi va di essere ipocrita, paradossalmente se un bambino si presenta da solo e va in una curva dove ci sono tutti gli altri forse è anche giusto che uno gli consigli che forse non è il caso. Ma il bambino mi sembra che stesse con altre sei persone tra cui gli adulti e due avevano la maglietta dell'Atalanta". 538em;">Una soddisfazione il bambino è riuscita a togliersela. Non solo ha visto la sua squadra del cuore vincere 3 a 0, ma si è anche alzato la felpa in occasione dei tre gol. Due dei quali segnati dal suo idolo, proprio il giocatore della maglietta: Carlos Tevez.
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