"Media diano pugni allo stomaco". Galantino "chiede" foto di Aylan

L'intervento del segretario Cei durante una tavola rotonda sull'immigrazione: "Il ruolo del servizio pubblico è dare qualche pugno nello stomaco"

"Media diano pugni allo stomaco". Galantino "chiede" foto di Aylan

Un messaggio chiaro, che si fa fatica a non collegare a quell'immagine che ha fatto il giro del mondo. La foto di Aylan, il piccolo profugo siriano risucchiato dal mare e fotografato riverso sulla spiaggia.

Quello sì che è stato un "pugno sullo stomaco". Ha scosso le coscienze. Ha cambiato il dibattito europeo e anche il linguaggio sull'immigrazione di Matteo Salvini.

Così monsignor Nunzio Galantino spera che ce ne siano altre. Che l'informazione, ovvero i fotografi e i giornalisti, si soffermino ancora su queste storie. Manipolazione? Forse. "Il ruolo del servizio pubblico è dare qualche pugno nello stomaco in più perché quello è l'inizio della consapevolezza dell'opinione pubblica", ha detto il segretario generale della Cei.

Alla tavola rotonda sull'immigrazione nell'ambito del Prix Italia, ha aggiunto: "Quanto siamo ridicoli quando ci impelaghiamo in polemiche di bassa lega, l'immigrazione non è Galantino contro Salvini, non c'è niente di più triste che personalizzare un dramma come questo. Il ruolo dell'informazione è mettere davanti agli occhi le storie e quando non lo fa è solo un riempire il tempo". Poi conclude: "L'accoglienza va preparata ed è il ruolo più faticoso: Ogni storia è un bullone e ogni bullone al posto giusto può far camminare la nave dell'umanità".

Il segretario

della Cei ne ha però anche per chi "lucra sull'immigrazione". "Non si tratta solo di un reato economico o un problema di cattiva amministrazione - ha detto - ma un problema di disonestà morale, del cuore".

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