"È trans", "No è genere". Ora scoppia la guerra tra gay e femministe

Il mondo progressista sta reagendo in maniere diverse: il testo del pdl Zan-Scalfarotto non soddisfa tutti. E ora il governo può scontentare tutti

"È trans", "No è genere". Ora scoppia la guerra tra gay e femministe

C'è bagarre attorno alle legge contro l'omofobia: pure il mondo progressista - quello cui appartengono di solito i movimenti Lgbt - si sta dividendo. "Alessandro Zan dice che usare "transessualità" invece che identità di genere, come noi chiediamo, non tutelerebbe le persone trans non operate. Non è vero. Chi accede al percorso di transizione è tutelato/a, perché transessuale non è solo chi ha completato la transizione, ma anche chi la inizia!".

A scrivere non è proprio un rivale ideologico di chi vuole promuovere i "nuovi diritti", ma ArciLesbica Nazionale, che ha espresso il suo parere sui termini scelti nel cosiddetto "ddl Zan-Scalfarotto" via Facebook. E la critica non è ancora terminata.

ArciLesbica, sempre a mezzo Facebook, ha continuato: "L'on. Zan dica se ha in mente chi non vuole nessun percorso di transizione ma, in nome dell'identità di genere, vuole sentirsi trattare a tutti gli effetti come donna anche se maschio (e come uomo anche se femmina). Questo non è accettabile". La dichiarazione è firmata da Sara Rinaudo. La legge ora in discussione in Parlamento solleva i cattolici (in pratica tutti, compresa la Conferenza episcopale italiana, che ha scritto un comunicato duro), ma sembra portare in dote questioni che vengono affrontate anche in un'altra zona del campo politico-ideologico. Quella appunto occupata dai movimenti Lgbt. Le motivazioni sono diverse: i cattolici sono del tutto contrari alle necessità di un provvedimento di questo tipo, mentre a sinistra, per semplificare, si discute al limite su dettagli. Quelli che però per ArciLesbica non sono poi così irrilevanti, anzi.

I giallorossi stanno provando a procedere nella direzione auspicata dalla "piattaforma Cirinnà". Le realtà che avrebbero potuto sostenere a priori questo progetto di legge, però, non la pensano tutte alla stessa maniera. Anche l'edizione odierna di Repubblica ha raccontato di come altri movimenti stiano prendendo posizione. Prendiamo, a mo' di esempio, parte di quanto dichiarato da una serie di sigle: "Il disegno di legge presentato nella giornata di ieri, a prima firma dell’On. Alessandro Zan, è l’esito di un lungo percorso di confronto, di mediazione tra associazioni e forze politiche e rappresenta per noi un compromesso accettabile su cui non siamo però disposti a fare nessun ulteriore passo indietro". Rispetto alle considerazioni di ArciLesbica, in questo caso appare un'apertura. "L’omolesbobitransfobia - proseguono almeno dieci realtà, tra cui ALFI - Associazione Lesbica Femminista Italiana, Antinoo Arcigay Napoli, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli e Mixed LGBTI - è un’emergenza reale nel nostro Paese, e può essere efficacemente combattuta grazie a una serie di azioni positive che puntino a formare e informare le cittadine e i cittadini sulle tematiche legate all'orientamento sessuale, al genere e all'identità di genere". Quanto immaginato dal deputato del Partito Democratico mette d'accordo tanti nell'emisfero progressista, ma non tutti.

La querelle lessicale sulle parole scelte potrebbe interessare le cronache pure nelle prossime giornate, che potrebbero essere importanti ai fini legislativi. Questo è un dibattito che il governo potrebbe non aver calcolato. Forse i giallorossi si aspettavano che quello che viene chiamato "universo Lgbt" si limitasse ad applaudire. Anche perché il governo, che su altre questioni economico-sociali continua ad essere piuttosto litigioso, dovrebbe invece contare su una certa sinergia sulla bioetica e sulle innovazioni da apportare. Tutto qui? No, molte associazioni stanno dicendo la loro. L'Arcigay, ancora, ha parlato di un "testo migliorabile".

L'esecutivo presieduto da Giuseppe Conte è costretto dunque a difendersi due volte: i cattolici hanno già annunciato manifestazioni di piazza per segnalare la presunta natura liberticida della novità legislativa; alcune delle

sigle Lgbt più attive in Italia ritengono almeno che si potesse fare di meglio. Alla fine di questa storia, le persone scontente potrebbero essere molte di più rispetto a quelle politicamente soddisfatte.

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