Il Pd a Zingaretti: tornano i dinosauri

Vittoria scontata, così l'apparato archivia l'era Renzi

È il giorno della riscossa del Pd: prima la piazza di Milano, poi le lunghe code ai gazebo delle primarie. E in ventiquattr'ore il partito democratico si risveglia dal lungo coma post-elezioni 2018, e scopre di essere ancora vivo. Vivo e con un segretario, Nicola Zingaretti, legittimato con il 60% dei consensi in un voto larghissimo e molto partecipato (si parla di 1,7 milioni di elettori).

Ma è un risveglio che già profuma di «Amarcord»: il ritorno dei «padri nobili», tra Romano Prodi, Roberto Benigni e Nanni Moretti ai gazebo.

Partono le manovre di avvicinamento della vecchia Ditta dei Bersani e dei D'Alem e i dirigenti dell'ala vincente celebrano la «voglia di sinistra» del Paese.

Nessuno lo dice esplicitamente, ma molta della gioia e del sollievo che trapelano da quegli ambienti ha una ragione precisa: la fine dell'era Renzi.

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