Ristoranti vietati ai bimbi? E noi mamme esultiamo

Sulla vetrina della trattoria apposto il cartello che spiega la decisione: "Episodi spiacevoli dovuti alla maleducazione"

Ristoranti vietati ai bimbi? E noi mamme esultiamo

Quando mio figlio è maleducato, la prima a cui va di traverso il pranzo sono io. A casa nostra, a casa di amici, al ristorante, in barca, in aereo, perfino in un prato se mi venisse mai l'estro di fare un pic-nic. I maleducati danno fastidio ovunque.

Di qualsiasi taglia siano. In qualsiasi modo decidano di mettere in atto le loro molestie. Ma se è vero, com'è vero, che dopo i diciotto anni ognuno è responsabile della faccia che ha, è altrettanto vero che quando ad essere maleducato è un bambino, la colpa è dei genitori. Quindi, nel caso di mio figlio, la colpa è mia.Non che lui sia cafone ontologicamente, intendiamoci. Direi tutt'altro. È che ci sono luoghi e circostanze non adatti a lui o, ancora peggio, non tollerati da lui. Quando Sebastiano si annoia o è fuori posto diventa un energumeno tascabile. E io sono colpevolmente incapace di imbrigliare le sue intemperanze.

Lo so: è un fallimento tutto mio. Un fallimento che preferisco non veder stampato sulle facce insofferenti di conoscenti, esercenti o clienti di ristoranti. Per questo non mi indigna affatto il cartello che un ristoratore romano ha apposto fuori dalla sua trattoria di pesce per inibire l'ingresso ai bambini di età inferiore ai cinque anni. Sono solo a disagio per il fatto che Sebastiano, ormai, di anni ne ha sei. Quindi sarebbe ammesso, ma se entrasse, mi farebbe fare ancora una pessima figura.Tra le tante e ben più importanti cose che un figlio «annienta», la cena al ristorante è stata la prima da cui ho preso serenamente congedo. Più con sollievo che con rammarico. Ovviamente anch'io ho commesso l'errore di provarci, ma non ho insistito nel tentativo. In quei pochi, fulminei test, ho di certo recato fastidio a qualcuno, con cui mi scuso.

Ma di certo ho infelicitato per prima me stessa, se questo può consolare. Ho la fortuna di avere ancora una nonna (novantaduenne), che non si rassegna alle mie gonne, a suo avviso perennemente troppo corte, e al fatto che «dia del tu» con eccessiva disinvoltura a persone a cui dovrei concedere un più rispettoso e distante «lei». Quindi trova da dire quasi ogni giorno. In genere rispondo (male), ma intanto il tarlo mi resta. Questo per dire che sono stata sollecitata all'educazione da quando sono nata e non ho ancora finito di esserlo. Figuratevi come posso accettare il fatto che mio figlio disturbi il pranzo o la cena di qualcuno...I cartelli di divieto sono sempre antipatici, un po' respingenti. Perfino quando riguardano i cani, per come la penso io. Ma la mancanza di buonsenso, o di percezione, o di rispetto per il prossimo, è ancora più intollerabile. I bambini poi, fatevene una ragione, non piacciono a tutti. Io, per esempio, prima di aspettarne uno, non ne guardavo mezzo e ne sopportavo ancora meno (grida, pianti, corse, sputacchi, capricci...).

Ce l'ho ancora ben presente. E quindi ricordate che se anche doveste trovare qualcuno molto clemente, disposto a tollerare vostro figlio perché «certo, bisogna capirlo, è solo un bambino...», ebbene, quel qualcuno non sarebbe mai in grado di tollerare voi. Genitori inetti, invertebrati, incapaci di educare, che avete portato vostro figlio di cinque anni al ristorante.

Viva quindi il ristoratore romano che non lascia margini di dubbio al genitore incosciente e preserva la sua clientela. Poi certo, chiediamo scusa a tutti i cinquenni inappuntabili, alle loro mamme e ai loro papà per pagare un ingiusto dazio a causa dei selvaggi come noi.

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