Ritardi ed errori medici: 60enne scopre tumore 6 mesi dopo la biopsia

Il tessuto prelevato durante la biopsia era stato analizzato dopo mesi e la diagnosi data era errata

Ritardi ed errori medici: 60enne scopre tumore 6 mesi dopo la biopsia

Aveva un tumore alla prostata, ma lo scopre solo mesi dopo, quando ormai è già in metastasi. È la vicenda di un 60enne milanese che si era sottoposto a dei controlli, presso l'ospedale San Paolo di Milano, a seguito di forti dolori e fastidi, dove subisce una biopsia.

Ma il laboratorio di anatomia patologica lavora a rilento e tra novebre e febbraio si accumulano circa mille vetrini, contenenti le biopsie da analizzare. L'esito dell'esame dovrebbe arrivare entro una decina di giorni, ma i pazienti aspettano per mesi, fino a che interviene l'assessore regionale alla Sanità: i tessuti prelevati vengoni inviati ad altri centri.

La provetta del paziente 60enne arriva a Busto Arsizio il 26 febbraio. Il giorno dopo l'uomo ha già gli esiti: negativi, non c'è nulla di cui preoccuparsi. Ma la diagnosi è errata. Infatti, l'uomo continua ad accusare dolori e, per questo, il suo medico curante richiede ulteriori esami. La risonanza magnetica e la scintigrafia articolare mostrano le metastasi ossee. È già il 19 giugno e solo a quel punto viene chiesto di rivedere la diagnosi di febbraio. La nuova analisi mostra "tre focolai di carcinoma prostatico", come riporta il Corriere della Sera, che ha visionato il referto.

Non solo un ritardo nei risultati dell'esame ma, dopo mesi di attesa, una diagnosi sbagliata, forse dettatta proprio dalla fretta di smaltire il tanto lavoro arretrato, arrivato da Milano.

Un caso che ha portato, complici i ritardi, le pressioni, la fretta, non solo a un grave errore, ma allo sconvolgimento della vita di una persona, che ora non può non chiedersi come sarebbe andata se il San Paolo di Milano non fosse stato sommerso dalle richieste di analisi.

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