Roma cocktail week, censurato messaggio pubblicitario: "Offende la religione"

Il Comitato di controllo dello Iap ha censurato un messaggio pubblicitario realizzato per Roma cocktail week perché può offendere il sentimento religioso dei cittadini

Roma cocktail week, censurato messaggio pubblicitario: "Offende la religione"

Una frase della liturgia cattolica è stata presa per pubblicizzare un evento sugli alcolici a Roma: l'Istituto di autodisciplina pubblicitaria è intervenuto e ha censurato il messaggio pubblicitario.

I cartelloni avevano già iniziato a circolare sugli autobus urbani della capitale nello scorso mese di giugno, e di certo avevano attirato l'attenzione. Mescolando il sacro con il profano, mostravano un uomo con addosso l'abito ecclesiastico nero con tanto di collarino bianco mentre versa un cocktail in un calice e affianco lo slogan “Prendete, e bevetene tutti” (GUARDA IL CARTELLONE).

Lo slogan fa parte di una campagna realizzata per pubblicizzare l'evento "Roma cocktail week". Il Comitato di controllo dello Iap, però, ha giudicato che quel cartellone viola l’articolo 10 del Codice di autodisciplina pubblicitaria sulle "Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona" e anche l’articolo 22 del Codice di autodisciplina sulle bevande alcoliche, che stabilisce che le promozioni non devono essere in contrasto con la necessità di diffondere modelli di consumo responsabile.

Roma cocktail week

"Una simile rappresentazione è suscettibile di creare offesa al sentimento religioso dei cittadini, meritevole di rispetto e di tutela, ponendosi in aperto contrasto con il dettato dell’art. 10 Codice. È infatti evidente la volgarizzazione di elementi connotati da spiritualità nella religione cattolica, per suggerire aspetti fortemente terreni e provocatori - ha segnalato lo Iap - In molte decisioni il Giurì ha sottolineato la portata regolatrice dell’art. 10 del Codice, posto a tutela della sensibilità dei consumatori, i quali hanno il diritto di non essere urtati nelle più profonde convinzioni da campagne pubblicitarie che essendo strumentali ad interessi di natura prettamente economica non devono confliggere con valori tendenzialmente assoluti e di rango superiore".

Per quanto riguarda la violazione dell'art. 22, invece, la nota del Comitato recita: "la comunicazione commerciale relativa alle bevande alcoliche non deve contrastare con l’esigenza di favorire l’affermazione di modelli di consumo ispirati a misura, correttezza e responsabilità. Posto che quello dell’alcol è un tema estremamente delicato, sia per le implicazioni sociali che individuali che esso comporta, si impone certamente un’attenzione particolare alle molteplici forme nelle quali si può tradurre.

A prescindere dall’eventuale intento ironico che si voleva presumibilmente veicolare, si ritiene che la comunicazione in oggetto trasmetta un messaggio suscettibile di tradursi suggestivamente nella legittimazione ad uso/abuso dell’alcool, risultando fortemente diseducativo per il pubblico in genere, e per quello dei giovani in particolare".

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