La leva? Sì, purché sia davvero "militare" come in Svizzera

La leva? Sì, purché sia davvero "militare" come in Svizzera

T utto pur di non dire «militare», che evidentemente è considerata una parolaccia: la ministra della Difesa davanti agli alpini riuniti a Treviso ha ipotizzato un'estensione di quel servizio civile che non si sa bene cosa sia ma di sicuro non è un servizio militare.

Un tempo era il servizio degli imboscati, voluto dalla Democrazia cristiana degli anni Settanta per evitare la naja a tanti giovani con la scusa abbastanza vergognosa dell'obiezione di coscienza (come se l'esercito italiano dell'epoca fosse dedito a rastrellamenti e fucilazioni), e tener buona la sinistra anti-Nato che delle nostre forze armate sognava per ovvie ragioni la dissoluzione: insomma una classica iniziativa cattocomunista. E radici ideologiche analoghe sospetto siano ancora attive nel pensiero della ministra che viene dagli scout dell'Agesci (come Matteo Renzi) e proprio dal Partito comunista, nelle cui file cominciò a fare politica in anni genovesi ormai lontani.

Cercherei però di concentrarmi sul presente. Per Roberta Pinotti il nuovo servizio civile sarebbe «un momento unificante» e questo in un'epoca di disgregazione suona molto bene. Ma unificare intorno a cosa? A quali valori? A quali ideali? A quali funzioni? Il discorso di Treviso è stato vaghissimo, io non ho capito nemmeno se il nuovo servizio civile dovrebbe essere obbligatorio o volontario, e sarò duro di comprendonio ma provateci voi a ricavare qualcosa di preciso dal virgolettato ministeriale. Più che un discorso un razzetto fumogeno, giusto per movimentare l'adunata, più che una vera proposta politica un abbozzo di ragionamento double face che ognuno può interpretare come più gli garba. Il generale Graziano, ad esempio, ha capito o finto di capire che questo nuovo fantomatico servizio civile potrebbe rimpolpare gli organici della Protezione civile e perfino delle «forze armate, in caso di bisogno».

Sarei felice se il capo di stato maggiore della Difesa avesse capito bene ma temo che abbia capito malissimo: per i politici italiani specie se di sinistra o centrosinistra «militare» è una parola impronunciabile, appunto una parolaccia, e troveranno sempre una scusa (mancanza di fondi in primis) per non dare a un ragazzo la responsabilità di un fucile, che è poi la responsabilità di difendere se stesso, i propri cari, la propria terra. A me piace il sistema svizzero, servizio militare (non civile: militare) obbligatorio con addestramento iniziale di 18-21 settimane e brevi richiami fino ai trent'anni, anche se porterei i richiami fino ai cinquanta o ai sessanta, visti l'invecchiamento della popolazione e l'allungamento della vita.

Purtroppo per varare e far funzionare un sistema del genere è indispensabile un ingrediente il cui nome è patriottismo, che in Italia è presente in percentuali omeopatiche: dunque le speranze del generale Graziano tali rimarranno, e la ministra Pinotti continuerà tranquillamente a sovrintendere su forze armate senza forze.

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