Cronache

Sanzionato perché dava voti troppo bassi, ma il giudice dà ragione al prof

Il giudice del lavoro di Lecce annulla la sanzione disciplinare contro il docente che dava "voti troppo bassi" e condanna la scuola. Il Prof: "Davo 1 e 2 perché alle superiori sbagliavano test da IV elementare"

Sanzionato perché dava voti troppo bassi, ma il giudice dà ragione al prof

Era stato sanzionato dal preside perché dava voti troppo bassi, ma distanza di cinque anni il giudice del lavoro di Lecce dà ragione al professore: sanzione disciplinare annullata e scuola costretta a pagare le spese legali.

Tutto è iniziato quando l'ingegnere elettrotecnico approdato all'insegnamento viene assegnato all’istituto tecnico commerciale di Casarano, in Puglia. Il professore, un cinquantenne salentino, parte da un presupposto semplice: gli studenti andrebbero misurati con i voti decimali, da 1 a 10. Un metodo di giudizio che applica fin dal primo giorno in cattedra. Ma quando cominciano a fioccare senza pietà i primi 1 e 2, all'istituto leccese succede il finimondo.

"Non si tratta di essere severo: io penso di essere assolutamente normale - si è giustificato l'insegnante - Quando sono entrato per la prima volta nell’istituto di Casarano, quello dove è scoppiato il caso, ho sottoposto i ragazzi di prima superiore ad un test matematico che viene proposto dal Miur per bambini di IV e V elementare. Volevo valutare le loro condizioni di partenza e per evitare polemiche ho usato quesiti riconosciuti, non inventati da me. Ma i risultati sono stati imbarazzanti, i ragazzi non erano in grado di rispondere a domande semplicissime: così ho messo loro voti bassi, come meritavano".

Apriti cielo: gli studenti insorgono in massa, i genitori corrono a lamentarsi nell'ufficio del preside. Così, per sedare gli animi, il dirigente scolastico convoca il docente e gli riferisce le proccupazioni dei genitori e la "situazione di panico nelle classi", invitandolo a un dialogo costruttivo con i ragazzi. Ma, riferisce il preside nella sua memoria difensiva, "non si riscontrava alcuna collaborazione da parte del prof".

"Tutti, preside, professori e famiglie, volevano solo che mi adeguassi al sistema", replica lui che rimane "inflessibile". Da lì è iniziata una guerra interna fatta di piccoli dispetti, rimostranze, boicottaggi, visite degli ispettori ministeriali, circolari ritoccate, che è finita in tribunale. Qualche settimana fa è arrivata la sentenza del giudice del lavoro di Lecce, che ha annullato la sanzione disciplinare che il preside aveva inflitto al professore e ha anche condannato la scuola a pagare le spese legali, con conseguente danno erariale per l’Amministrazione Pubblica.

Nel frattempo, il docente ha cambiato scuola e il dirigente scolastico è andato in pensione. Tuttavia, il professore non è affatto soddisfatto: "Dopo molti anni ho capito che non si possono valutare davvero i ragazzi per quello che valgono, e quindi spingerli a lavorare e studiare di più. Se tutti gli studenti avessero i voti che meritano, non verrebbe promosso più del 20%", ha confessato al Corriere della Sera.

"Ho capito una verità tremenda: il 90% dei professori temo privilegi il proprio interesse privato (mantenere la propria cattedra e non perdere iscritti) rispetto al dovere d’ufficio (valutare obbiettivamente le competenze raggiunte dai suoi studenti) - ha aggiunto - Perché è molto più semplice accettare il sistema che prevede poche regole chiare e non scritte: non si possono bocciare più di 6-7 ragazzi all’anno altrimenti non si formano le classi successive".

"Un tempo accadeva e nessuno si scandalizzava, oggi sarebbe impensabile - si è lamentato il prof - Le scuole devono avere un nome solido per potersi permettere di bocciare, altrimenti si fanno terra bruciata intorno. E la stessa cosa vale per i professori: quelli che mettono voti reali, come me, vengono guardati male e costretti a giustificare ogni virgola, per cui quasi tutti si adattano mettendo sufficienze anche a chi non se lo merita".

"Gli studenti meritevoli saranno cinque o sei in ogni classe, una decina non hanno voglia di fare nulla e altri dieci possono migliorare. Quelli che mi danno veramente soddisfazione sono questi ultimi: partono da 2-3, e poi arrivano a 8-9 alla fine dell’anno, con costanza e impegno, vengono stimolati dalla competizione e tirano fuori il meglio. Sono quelli che poi mi ringraziano a distanza di anni.

Sono loro che mi danno la forza di continuare", conclude il docente.

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