Botte per chi non pagava il pizzo: smantellata rete del racket nel Napoletano

Eseguita ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei soggetti ritenuti affiliati al clan camorristico dei "Rega" di Brusciano, nel Napoletano. Sono accusati di estorsioni, tentata estorsione e lesioni personali, aggravati da metodo e finalità mafiose.

Botte per chi non pagava il pizzo: smantellata rete del racket nel Napoletano

Calci e pugni. Così era stato aggredito un imprenditore di Brusciano (Napoli). Non aveva pagato il pizzo. Gli emissari del clan si erano presentati a dicembre scorso in una via pubblica per picchiarlo a mani nude, infischiandosene di chi li stava osservando. Quell’uomo doveva essere punito, anche davanti a tutti, perché doveva continuare a pagare. Finì in ospedale, ferito. Per fortuna non gravemente. I carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna hanno ricostruito le modalità e il movente dell’aggressione e oggi in carcere sono finiti in sei, tutti personaggi ritenuti appartenenti al clan camorristico dei “Rega”. Nella notte il blitz dei carabinieri: auto a sirene spiegate e un elicottero hanno rotto il silenzio, nell’ambito di un’operazione terminata solo nelle prime ore del mattino.

Tra gli arrestati anche colui che è ritenuto il boss della cosca, il 53enne Tommaso Rega. Con lui sono finiti in manette il 48enne Tommaso Di Maio, considerato il suo braccio destro, il 39enne Vincenzo Turboli, il 43enne Maurizio Castellano e altri due soggetti già detenuti per altri motivi, il 28enne Giovanni Rega e il 32enne Nicola Vallefuoco. Sono accusati di tentata estorsione, estorsioni e lesioni personali, reati aggravati da metodo e finalità mafiose.

Le indagini, a cui hanno lavorato i carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna diretti dal capitano Tommaso Angelone, sono state coordinate dalla Dda di Napoli. L’attività investigativa ha permesso di accertare che nell’arco degli ultimi due anni almeno tre imprenditori sono stati vittima delle richieste estorsive del presunto gruppo malavitoso: il titolare di una un ditta edile, il titolare di una sala giochi e un fioraio. Secondo quanto hanno potuto appurare gli inquirenti, non c’era una modalità precisa in base alla quale veniva preteso il pizzo: i metodi cambiavano a seconda della vittima e della sua attività. Non c’è dubbio che si sia trattato di richieste pluriennali. Gli investigatori hanno poi potuto constatare che tutti gli indagati, ad eccezione di colui che è considerato il boss, vestivano i panni degli emissari del clan, si alternavano in questo compito. O si presentavano sul cantiere o andavano a pretendere la quota mensilmente.

Tra gli arrestati figurano due pregiudicati rimasti vittime di due degli agguati che si sono consumati negli ultimi due anni a Brusciano, dove è in atto una faida di camorra tra i "Rega" e un gruppo di scissionisti. Tommaso Di Maio era stato colpito a settembre scorso davanti casa sua: soggetti ancora ignoti gli spararono contro e finì in ospedale lievemente ferito. Vincenzo Turboli, invece, era stato ferito nell’agguato con cui si fa coincidere l’inizio dello scontro armato tra i due gruppi di camorra contrapposti: il 10 dicembre del 2016 fu colpito mentre si trovava all’esterno di un bar, in pieno giorno, poco prima che dei bambini uscissero da una scuola vicina. Un avvertimento era arrivato anche ai vertici: a ottobre scorso una bomba carta esplose davanti alla casa del boss. Dal 10 dicembre del 2016 ad oggi, diversi sono gli attentati dinamitardi e le sparatorie che si sono susseguiti nel piccolo comune situato a nord-est di Napoli. In un caso è rimasto ferito per errore un anziano.

Almeno sei sono gli ordigni fatti deflagrare solo nell’ultimo anno nell’ambito di una guerra tra due fazioni rivali che si stanno scontrando principalmente per il controllo del traffico di stupefacenti, fiorente da qualche anno a Brusciano, comune dove si è sviluppato il più grande “supermercato” di droga di tutta l’area dell’agro-nolano. Con gli arresti di oggi gli inquirenti hanno inferto un duro colpo alla malavita locale, un colpo che potrebbe portare a una tregua in questa lotta spietata che va avanti ormai da due anni.

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