Interni

Schleinomics? Un tuffo nel passato

Elly Schlein non me ne voglia, ma la sua prima uscita sulla politica economica è stata una rassegna di poche idee confuse.

Schleinomics? Un tuffo nel passato

Ascolta ora: "Schleinomics? Un tuffo nel passato"

Schleinomics? Un tuffo nel passato

00:00 / 00:00
100 %

Elly Schlein non me ne voglia, ma la sua prima uscita sulla politica economica è stata una rassegna di poche idee confuse. La Schleinomics è una reiterazione dei luoghi comuni della sinistra, un'elencazione di capitoli, di slogan senza soluzioni corredata con la solita accusa alla destra amica degli evasori. Diciamo subito che non è una sorpresa: il profilo della nuova segretaria del Pd è più tagliato sul tema dei diritti, che non sulla politica economica. E si vede. Su questo argomento il tradizionale silenzio della Schlein - più incline a defilarsi che a spiegarsi - è stato assordante nella prima fase del suo mandato. E purtroppo nelle sue parole di ieri a Trento, ospite del festival dell'Economia, c'è poco di nuovo ma semmai molto di vecchio: qualche buffetto alle imprese - vista la sede del suo intervento - per riproporre un programma con patrimoniali di ogni tipo (sulle rendite, sugli immobili, sulle tasse di successione). Questioni delicate affrontate in termini estremamente generici, che stridono con la condizione di un Paese in cui la tassazione tocca punte del 50% anche per le persone normali.

Si ha l'impressione che la Schlein sia una marziana caduta per caso sulla Terra. Che non sia di qui. Che non abbia ancora la percezione che sulla questione fiscale è nata la coalizione che ha vinto le ultime elezioni. Le manca nell'affrontare certe tematiche anche quella prudenza e quell'attenzione che trovi nell'area riformista, sempre più afona, del Pd. Del resto se incroci lo sguardo più con i grillini che non l'area moderata progressista è ovvia, quanto fatale, una certa inclinazione verso i toni populisti d'antan di una certa sinistra. Quella più radicale.

Non basta riempirsi la bocca con l'espressione di rito «equità fiscale». La verità è semplice quanto banale: da noi le tasse sono troppo alte già di per sé, altissime se si pensa ai servizi che lo Stato garantisce. Quindi l'unica ipotesi equa è quella di abbassarle, non di paventarne altre. Poi si può ragionare sulla flat tax o su altro, ma l'obiettivo non può che essere quello.

Un dato di fatto che nei ragionamenti della Schlein non appare neppure. È il limite di una sinistra che si presenta con l'immagine progressista dei diritti (Lgbt, migranti, coppie omosessuali) ma ignora, rimuove e esorcizza quelli dei contribuenti. Più facile, molto più facile, in economia guardare al passato, ai vecchi armamentari di una sinistra ferma ancora allo schema «tassa e spendi». Magari mettendosi dietro l'Europa.

Solo che in Italia le tasse non sono mai state basse, per cui è legittimo domandarsi se poi non è stata proprio questa ricetta a regalarci un debito pubblico così spropositato.

Commenti