Cronache

"È stato ucciso": la morte di Pantani riparte dal pusher

Dopo la riapertura del caso Marco Pantani, l'ex spacciatore Fabio Miradossa ha parlato delle sue impressioni e di ciò che forse non fu chiaro nelle indagini

"È stato ucciso": la morte di Pantani riparte dal pusher

Moltissimi fan non hanno mai creduto all’overdose di Marco Pantani. Così come la famiglia, che ora potrebbe ottenere un riscatto con la riapertura del caso avvenuta nelle scorse settimane. E ci potrebbe essere una versione dei fatti completamente differente da quella conosciuta finora.

Il ciclista scomparve il 14 febbraio 2004, si ritenne per un’overdose di cocaina, per la quale patteggiò l’ex spacciatore Fabio Miradossa, accusato di spaccio e omicidio colposo.

E ora Miradossa torna a parlare, spiegando cosa a suo avviso non torna con le indagini. In un filmato mostrato nella diretta di “Quarto grado”, Miradossa ha ammesso di aver conosciuto il Pirata poco tempo prima della sua morte e ha aggiunto: “Non mi sembrava una persona che volesse morire, Marco è stato ucciso”.

L’uomo ha aggiunto che l’atleta fosse a suo avviso alla ricerca della verità, dopo l’episodio di Madonna di Campiglio del 1999, quando fu trovato positivo dal controllo antidoping. Tuttavia, per l’ex pusher, sono molte le cose a non tornare. La chiave potrebbe essere nella mancanza di ventimila euro che Pantani aveva sicuramente prelevato e che non sono stati trovati: gli inquirenti ritennero che li avesse presi Miradossa, ma l’uomo non solo non si trovava a Rimini, ma crede che siano stati presi da qualcun altro e che l’omicidio sia maturato in ambienti di droga.

Secondo la testimonianza di Miradossa infatti, Pantani non assumeva mai cocaina, e la sua testimonianza è corroborata dall’ipotesi formulata a suo tempo dalla difesa della famiglia che i magistrati ritennero fantasiosa: che Pantani sia stato avvelenato con cocaina mescolata nell’acqua? Sicuramente nella camera di Pantani, non totalmente a soqquadro, furono trovati tre giubbotti da neve non suoi, ed è probabile che la scena sia stata inquinata da presenti che non indossavano protezioni alle scarpe o guanti.

Quando ho visto che il pm non mi credeva, ho chiesto al mio avvocato di patteggiare. Nessuno mi ha imposto di patteggiare. Perché la verità non la volevano”, ha commentato Miradossa, che ha aggiunto altri dettagli sugli ultimi giorni di Pantani. I due si erano visti infatti non il giorno della morte del Pirata, ma cinque giorni prima: l’ex spacciatore gli diede solo un minimo della droga che l’atleta gli chiese e lui ipotizza che quel 14 febbraio potesse averla già consumata da tempo.

Ha aggiunto che, prima di servirsi da lui, frequentasse altri spacciatori.

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