La tattica del rinvio con l'emergenza diventa una virtù

La tattica del rinvio con l'emergenza  diventa una virtù

S mussare, temporeggiare e infine rinviare. Nei giorni spaventosi del Coronavirus la condotta prudente diventa una regola aurea. Il governante deve pensare alla salute del Paese, l'amministratore a quella dei suoi cittadini, il manager a quella dei suoi collaboratori. E allora nel dubbio si cancella tutto, anche il referendum sul taglio dei parlamentari con la formula «sine die».

Le agende degli eventi pubblici sembrano un cimitero di guerra, pieno di X e cancellature. Saltano partite di calcio, spettacoli, riunioni parrocchiali, presentazioni, convegni. Sicuramente spostati, forse cancellati per sempre. Nulla da eccepire: è la linea obbligata di condotta per tentare di arginare un contagio che ci costringerà per settimane a rivoluzionare comportamenti e abitudini.

Dalla parte di Palazzo Chigi il rinvio è la vera specialità della casa. Quella che finora era stata un'arte perversa di sopravvivenza politica del governo, ora diventa una linea politica di necessità, la legittimazione di quel tirare a campare che ha contraddistinto fino dal primo giorno il cammino del Conte 2. Aspettare che Salvini finisse nei guai giudiziari sulle vicende degli sbarchi impediti ai migranti. Aspettare che esplodesse il fantomatico scandalo Russiagate per ammazzare politicamente il leader dell'opposizione. Aspettare i risultati delle ultime elezioni regionali, dall'Umbria all'Emilia, per capire se la tribù giallorossa poteva ancora convivere qualche settimana o se doveva fare spazio ad altre formule.

Anche l'eloquio moroteo del premier Conte è stato usato come un blando sedativo nei confronti di un'alleanza geneticamente sconclusionata (Pd-M5s-Italia Viva) per superare le burrasche politiche e non cedere il volante del potere sul più bello.

Ogni partita giocata in campo giallorosso è stata portata lucidamente ai tempi supplementari con una tattica dilatoria di logoramento, dai dossier fondamentali (sviluppo, Ilva, Alitalia) fino alle regole politiche del gioco (che fine ha fatto il sistema elettorale proporzionale con sbarramento al 5%?).

Prendere tempo senza farsi cacciare può costituire anche un esercizio di stile degno di ammirazione, non ci fosse sul tavolo il destino di un Paese depresso economicamente che ha bisogno di ripartire. Rinvia oggi, rinvia domani, arriva purtroppo il momento in cui procrastinare diventa un atto inevitabile di buon governo.

Si sposteranno di mesi anche elezioni e consultazioni popolari, ma cosa saranno queste cose di fronte a un virus che sta minando l'Italia. Prima mettiamoci in salvo, poi facciamo polemica. Quando sarà il momento delle idee buone, ci penserà Giuseppi a rinviarle.

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