Gli ultimi sono i primi: stiamo vivendo una rivoluzione

Dicono che i "giovani" siano i più sfortunati, ma non è vero: la nostra epoca digitale e interconnessa è meravigliosa

Gli ultimi sono i primi: stiamo vivendo una rivoluzione

Siamo gli ultimi. La generazione dei trenta-quarantenni di oggi, quelli nati tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. Sentiamo un'aria pessima: i dati sul lavoro che non c'è e guarda caso non c'è proprio per i giovani, perché incredibilmente ci chiamano ancora così: «giovani». Di conseguenza le pensioni: ci hanno già detto che, se le avremo, saranno ridicole rispetto a quelle del passato. Ammesso che le avremo. Poi il terrorismo internazionale: avevamo poco più di vent'anni l'11 settembre del 2001 e da allora non abbiamo mai smesso di vivere con la consapevolezza che si possa rischiare ovunque. Una consapevolezza che il 13 novembre scorso, con gli attentati di Parigi, si è semplicemente rinnovata con tutta la sua forza.Leggere le certezze di Livio Caputo e di Salvatore Tramontano sull'idea di aver vissuto ciascuno il periodo migliore di sempre, il primo nel Dopoguerra, il secondo nel ventennio Sessanta-Settanta, mi colpisce. Perché noi questa (...)(...) certezza non ce l'abbiamo. Non ce l'abbiamo fino a quando la prospettiva è individuale, dunque soggettiva.

Ma si può ridurre l'analisi su quale sia la generazione più fortunata alla propria percezione? È troppo volubile, troppo variabile: si altera a seconda del luogo in cui sei cresciuto, del ceto sociale al quale appartieni, delle passioni che hai. Non può esistere l'assolutismo individuale. Perché semplicemente ognuno di noi ha sensibilità differenti. Io non so se appartengo alla generazione più fortunata o più sfortunata, perché ritengo che non conti per niente ciò che pensa ognuno di noi. Se allarghi la prospettiva passando dall'individuo in sé all'individuo nel mondo, scopri che l'era che stiamo vivendo adesso è meravigliosa. Al netto del terrorismo e delle paure, che peraltro ci sono state in ogni epoca e per ogni generazione: oggi le senti di più perché le vivi in simultanea. Se guardi la realtà con distacco scopri che siamo nel momento più alto della storia della civiltà. Non c'è un solo indicatore che al momento smentisca questa cosa. Numeri: l'aspettativa di vita è la più alta mai raggiunta, a dispetto della crisi e della sensazione l'umanità è sempre più ricca e la fascia di popolazione mondiale che esce dall'area della povertà è sempre maggiore.

Nel 2015 c'è stato il minimo storico della mortalità infantile: 6,7 milioni di bambini morti in meno rispetto al 1990 (non al Medioevo). Viviamo in un mondo sempre più democratico e non è un'enunciazione di principio, ma un fatto: i Paesi che sono democrazie sono oggi 125, il dato più alto della storia (nel 1989, anno della caduta del muro di Berlino, erano 69). A meno che uno non ritenga la democrazia un disvalore, mi sembra che sia un passo decisamente importante per l'umanità. Perché non vale soltanto per la politica, ma pure per la vita quotidiana: la vedi nelle ferrovie, sulle strade, negli aeroporti. Non c'è stata un'altra epoca in cui muoversi per cercare il proprio spazio e il proprio luogo sia stato così facile.Il mondo poi è più istruito che mai, più nutrito che mai, nel senso che le aree in cui la denutrizione è una piaga si riducono sempre di più. Le città sono sempre più belle e più vivibili, l'architettura s'è messa al servizio dell'uomo. Persino l'inquinamento invece di aumentare, come erroneamente molti sostengono, diminuisce.

Dunque ci si può anche sentire dei Paperino un po' sfortunati, ma viviamo nel miglior mondo possibile. Con un'aggiunta: noi non ce ne accorgiamo fino in fondo, ma siamo protagonisti di una rivoluzione paragonabile alla rivoluzione industriale. La digitalizzazione del mondo cambierà per sempre, in meglio, le nostre vite, a dispetto delle critiche spesso ingenerose che la connettività attira. Lo sta già facendo. I social network sono una invenzione straordinaria. Mettere in contatto un miliardo e mezzo di persone in un unico luogo, per quanto virtuale, è una meraviglia. Con un tap su uno smartphone o su un tablet abbiamo la medicina che ci può salvare la vita prenotata nella farmacia sotto casa. Avremo le macchine che si guidano da sole. Avremo molte altre cose.

Abbiamo soprattutto i numeri che spiegano che questa è un'epoca migliore di quanto la retorica ci voglia far credere. Dobbiamo solo toglierci il pregiudizio che tutto ciò che si vive in diretta valga meno di ciò che è stato vissuto prima.

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