Università, al via i test: se costruire il futuro diventa irrealizzabile

Numeri chiusi a medicina, soltanto uno studente su sei entrerà. Facoltà nel mirino, gli studenti: "Test profondamente iniquo"

Università, al via i test: se costruire il futuro diventa irrealizzabile

Oggi sono inziati i test di ammissione alle università italiane, che si svolgeranno a partire dalle undici, e anche quest'anno si inizierà da Medicina e Odontoiatria. Anche se, dai numeri, il futuro dei giovani non sembra molto incoraggiante. Oltre a dover fare i conti con la maturità che inizierà fra due mesi, gli studenti non si sono potuti fermare nemmeno a ridosso di Pasqua, a causa dei test d'ingresso che quest'anno si svolgono a metà del mese di aprile.

Di anno in anno, l'accesso alle università in Italia sembra diventare sempre più in miraggio. Specialmente se si punta al settore medico: da veterinaria, alle scienze infermieristiche, fino a medicina, i posti per i richiedenti risultano sempre in calo, anche se proprio per medicina quest'anno la proporzione iscritti/numero di posti sembra migliorare: se l'anno scorso solo 1 studente su 7 avrebbe raggiunto il punteggio per accedere, quest'anno il rapporto è di 1 a 6. In soldoni: a fronte dei 64.187 aspiranti medici, i posti disponibili sono 10.551, perpetuando in ogni caso l'andamento negativo degli ultimi anni.

La prova di ammissione consiste in 60 domande a scelta multipla, ciascuna con 5 opzioni di risposta. Lo studente dovrà rispondere in modo corretto, nel tempo a disposizione (100 minuti) al maggior numero di quesiti suddivisi in tre diverse sezioni: cultura generale, discipline di riferimento e logica. Nota bene: ad ogni domanda sbagliata, lo studente subirà un decurtamento di 0,4 punti. Meglio andare sul sicuro, quindi, e lasciare le domande irrisolte per ultime. Nel frattempo, tantissimi studenti hanno protestato per la difficile situazione con cui tanti studenti convivono da anni, nel tentativo di rincorrere i sogni che - irrimediabilmente - vengono negati.

"Uno studente non ammesso è un medico in meno domani. In 10 anni mancheranno 10mila medici. Tremila borse di studio e di specializzazione a fronte di 8.000 richieste", questo si legge nello striscione che da ieri sera campeggia davanti al ministero dell'Istruzione, con cui i ragazzi del gruppo Link e del Coordinamento Universitario richiedono a gran voce il decadimento dei test di ingresso alle Università. "Il nostro blitz - dichiara Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link / Coordinamento Universitario - vuole segnalare un elemento su cui spesso si tace: ormai quasi il 60% dei corsi di laurea a livello nazionale è a numero chiuso o programmato, la situazione non riguarda più solo Medicina. Le università, per far fronte alla carenza strutturale di finanziamenti, si vedono costrette a diminuire il numero degli iscritti che accolgono ogni anno. Nonostante in questi anni il numero di studenti universitari sia calato di più di 58.000 unità, i Governi continuano a nascondere dietro la retorica della meritocrazia il progetto di espulsione di massa dal mondo dell'alta formazione".

Anche per le altre facoltà si prospettano tempi non esattamente rosei: da Architettura a Veterinaria, tantissime facoltà subiscono ogni anno questa scrematura iniziale, che permette sì ai meritevoli di entrare, ma che crea - nel frattempo - tantissime difficoltà logistiche e temporali agli stessi atenei. "Sono troppe - spiega Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete degli Studenti - le ingiustizie causate dal numero chiuso, da anni lo denunciamo, così come continueremo a fare nei prossimi giorni preparandoci per nuovi ricorsi contro qualsiasi irregolarità ci verrà segnalata. Stiamo dimostrando non solo l'iniquità di un sistema, ma anche la sua infondatezza: il numero dei laureati, infatti, è in netto calo come anche il numero di iscritti ai test". I numeri, d'altronde, sono dalla sua parte: se nel 2013 gli studenti iscritti ai test erano più di 100mila, quest'anno si è registrato un calo netto, calcolando che "solo" 83mila studenti tenteranno di entrate negli atenei, mentre in molti - soprattutto quelli interessati a Medicina - valutano l'ipotesi di studiare all'estero.

Gli atenei dell' Europa rappresentano infatti un'alternativa valida ai test italiani, anche se molti di loro hanno tasse d'iscrizione altissime e costi d'accesso - fra la vita, gli affitti e il vitto - fortemente proibitivi. La possibilità più gettonata pare essere la Romania: nell'università a numero aperto di Arad, dove da poco è possibile completare il ciclo universitario in lingua inglese, si trovano circa 600 studenti italiani, più altri mille - circa - sparsi nei territori limitrofi di Oradea, Iasi, Bucarest, Cluj e Costanza. Il vantaggio? La laurea lì conseguita ha valore internazionale, perché totalmente in inglese, ed è riconosciuta da tutti gli stati europei. Anche l'Albania sembra essere una meta molto gettonata.

La Kristal University di Tirana offre la possibilità di conseguire un corso di laurea firmato dall’UniZkm e dall’università di Roma Tor Vergata, valida in tutta Europa e non solo. Per quelli che provano in Italia non rimane quindi che contare sulle proprie abilità, oltre che ad affidarsi a santini, corni ed accettare qualsivoglia forma di buon augurio.

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