Cultura e Spettacoli

Quelle inquietudini di Faulkner che ancora percorrono il Mississippi odierno

La Nave di Teseo riporta in libreria "Bandiere nella polvere", opera monumentale di William Faulkner ambientata in Mississippi. Un racconto generazionale che affonda le radici nella tradizione del Profondo Sud ma che aiuta anche a leggere la storia recente dello Stato

Quelle inquietudini di Faulkner che ancora percorrono il Mississippi odierno

“Ci sono sei romanzi in questo volume” così l’editore Alfred Harcourt disse a William Faulkner sul suo Bandiere nella polvere, da poco ripubblicato da La Nave di Teseo. Faulkner accettò i tagli sul suo tomo riguardante la saga della famiglia Sartoris, ambientato nell’immaginaria contea di Yoknapatawpha. Troppe voci intrecciate rendevano il volume di difficile lettura e altri undici case editrici prima di allora avevano rifiutato il manoscritto, meglio accettare. Anni dopo, il volume avrebbe rivisto la luce sotto una nuova veste editoriale nel 1973, ritirando quindi Sartoris, la versione ridotta accettata per la pubblicazione.

Il romanzo, monumento di oltre cinquecento pagine, rappresenta non soltanto una saga familiare, ma anche un affresco che partendo da un microcosmo piccolo come una contea rurale (basata su un posto reale, la contea di Lafayette, in Mississippi, che secondo i dati del censimento 2020 ospita poco più di 47mila persone) finisce per rappresentare tutte le classi sociali: a partire da quelle dominanti come quella dello scomparso patriarca John Sartoris, ex colonnello dell’esercito confederato, proprietario terriero e imprenditore ferroviario, che aveva collegato quest’angolo di mondo con la ferrovia, simbolo dell’espansione della civiltà Yankee e del progresso. Non era bastato però a limare le inquietudini delle giovani generazioni nel momento in cui è ambientato, la fine della Prima Guerra Mondiale, che vede la morte di John ma il ritorno del suo gemello Bayard.

Il momento è singolare: siamo all’apice della segregazione razziale nel Profondo Sud, i diritti civili degli afroamericani sono praticamente inesistenti e chi osa tentare di partecipare alle elezioni viene perseguitato. Eppure, anche la famiglia Sartoris non può fare a meno della comunità afroamericana, rappresentata dall’ex schiavo Simon Strother, che spesso conversa con il fantasma dell’anziano colonnello. Tra il colonnello John e il giovane Bayard però c’è un ulteriore generazione, rappresentata da Bayard senior, fondatore di una banca e perfetta incarnazione del New South imprenditoriale che pur emancipandosi dalle ombre del passato ne rimane ancora soggiogato.

L’ultimo dei Sartoris invece sembra aver perso qualunque senso di appartenenza, ritenendo insensata la venerazione familiare per la Lost Cause confederata, quell’insieme di credenze revisioniste che dipingevano d’azzurro il passato schiavista e contribuivano ad accettare l’ordine segregazionista come l’ultimo argine contro una modernità sradicante che bussava alle porte con maggior forza. Prima la ferrovia, poi una guerra Oltreoceano, per finire con l’uso di massa delle automobili, viste nel romanzo come simili agli aerei da combattimento con cui uno dei Sartoris aveva trovato la morte. La nascita finale del piccolo Benbow Sartoris, invece, figlio del giovane Bayard, rappresenta la rigenerazione che di tanto in tanto arriva nei momenti di crisi dell’America, come un nuovo inizio purificatore.

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Dall'America di Faulkner a quella di oggi

Tante tematiche contenute in questo libro si possono ritrovare anche nella società americana odierna, specie quella rurale e lontana dalle grandi città e dalla costa, a cominciare dal senso di fine di un mondo e di un sistema valoriale che sempre più fatica di essere accettato. Ma anche il mix razziale e culturale che se a volte porta occasioni di conflitto può portare anche a espressioni di profondo rispetto a vicinanza. Conta molto anche la difficile accoglienza della modernità tecnologica, vista come fonte di disgregazione familiare e sociale. Infine, un microcosmo mitizzato come l’America che Donald Trump prometteva di far tornare “great again” ma che forse, a ben guardare, ha sempre avuto pregi, adeguatamente esaltati, ma anche difetti che avrebbero condotto nel giro dei decenni alla dissoluzione.

Viene da pensare anche al Mississippi odierno, ultimo dei cinquanta stati ad aver rinunciato al vessillo di guerra confederato a cavallo tra 2019 e 2020 e averlo sostituito con quella magnolia che già era stata il simbolo dello Stato e ricorre spesso nella narrativa faulkneriana come simbolo di solidità e di durata. Il distacco dal passato confederato e segregazionista, lento e sofferto, non ha però portato a quello sviluppo economico che hanno avuto gli odiati yankee e in parte anche alcuni agglomerati metropolitani del profondo Sud come Atlanta, in Georgia. Tutt’ora lo stato registra i salari più bassi d’America, con soli 31mila dollari di reddito medio, con una povertà che nella contea di Lafayette sfiora il 20%.

In politica il potere è passato gradualmente dalle mani dei democratici segregazionisti a quelle dei repubblicani e non accenna a cambiare, anzi, l’alternanza è estremamente rara, anche se fino al 2019 il procuratore generale dello Stato era Jim Hood, un democratico che nei suoi spot vantava di leggere la Bibbia quotidianamente e di girare sempre armato. Sembrano molto lontani i tempi della famiglia Sartoris e dello stesso William Faulkner, morto nel 1962 prima che iniziasse la lotta per i diritti civili che ora si può studiare anche nel Mississippi Civil Rights Museum della città di Jackson.

Però certe inquietudini sembrano tuttora le stesse.

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