Abbiamo letto l'articolo di Massimiliano Parente «Nella giungla di carta vale la legge del più furbo» sul Giornale del 19 gennaio. E visto che nell'articolo si usano espressioni come «predatori» e «truffa» riteniamo necessario replicare. In Feltrinelli i libri dei piccoli editori sono ampiamente presenti negli scaffali, sui banchi nelle pareti dedicate alle proposte. D'altra parte, dato per assodato che l'assortimento medio di una Feltrinelli cittadina si aggira attorno ai 35mila titoli e che l'80% dei titoli pubblicati in Italia viene dalle sigle della piccola e media editoria, come faranno i librai Feltrinelli a esporre 35mila titoli affidandosi solo alle sigle maggiori? A vendere in un mese 450 copie de Lo strano furto di Savile Row di Vincenzo Monfrecola, edito da Cavallo di Ferro, senza trarle fuori dagli scatoloni? E lo stesso dicasi per le 500 copie di Nessuno accendeva le lampade di Felisberto Hernandez, edito da La nuova Frontiera, o delle 300 copie di In quest'Italia che non capisco di Mark Twain, pubblicato da Mattioli 1881. Sono solo tre esempi a caso, ma se ne possono citare a decine. I bestseller sono i benvenuti, fanno bene ai conti, ma non bastano, perché non c'è bisogno di andare in libreria a comprarli: li si trova al supermercato, in autogrill, li si può ordinare online. Assortimento, servizio e competenza sono l'unico patrimonio e l'unica arma in mano al libraio, sia un piccolo indipendente o una grande, antipatica catena.
Gentile Soraci, il mio articolo raccontava un'inchiesta, documentata, condotta da Federico Di Vita nel suo Pazzi Scatenati, dove si riportano le accuse alle grandi catene di Pasquale Colaps, ex dirigente PDE, al quale quindi vanno rivolte le vostre obiezioni, di cui personalmente prendo atto.
Massimiliano Parente
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