«Le mie favole di spazzatura riciclano la vita»

Arriva nelle nostre librerie la saga vittoriana della famiglia Iremonger «Ciò che gettiamo parla di noi»

Parte sempre da un segno di matita, Edward Carey. Da lì nascono mondi e uomini, volti e case. Straordinarie case inglesi, proprio come uno le immaginerebbe in un sogno ultracentenario (se non ci credete, esplorate Heap House sul sito dell'autore, alla faccia delle esperienze multimediali). Dentro le case di questo 45enne del Norfolk - disegnatore, scrittore, drammaturgo - nascono storie che fanno innamorare adulti e ragazzi. La trilogia degli Iremonger, a esempio, dopo aver incantato gli americani con le sue atmosfere vittoriane, ora arriva da noi con il primo volume, I segreti di Heap House (Bompiani, pagg. 354, euro 18, trad. Di Sergio Claudio Perroni). A presentarla viene Carey in persona in occasione della Fiera del Libro per Ragazzi, aperta a Bologna fino al 2 aprile: l'incontro è stasera, con Elisabetta Sgarbi (ore 19,30, Liberia Stoppani).

Dentro al romanzo ci sono anche i disegni che hanno fatto nascere la storia, ma i protagonisti vivono grazie a un racconto gotico fra mistero e ironia: l'eroe e padrone di casa ragazzino Clod Iremonger può sentire i sussurri degli oggetti. Il che forse è una malattia, forse solo diversità utile a separarlo da una famiglia di ufficiali giudiziari. L'orfana e domestica ragazzina Lucy Pennant gli cambia la vita. La famiglia fa il suo mestiere e incombe anche in forma di antenati. Il maniero si anima di domestici e «oggetti natali», cui ogni Iremonger è legato dalla nascita.

Un romanzo stupefacente. Da dove partirebbe per raccontarlo?

«Da un disegno. La prima volta che tratteggiai questo ragazzo infelice e molto, molto preoccupato, malaticcio, con una camicia troppo grande e il papillon, mi chiesi da dove potesse venire. Considerato il papillon, così vittoriano, ho pensato a Dickens e alla sua Londra. Ecco come è cominciata».

E la famiglia Iremonger, da dove viene?

«Ci sono molte immagini di famiglie vittoriane: il padre dallo sguardo autoritario, la madre severa, un sacco di bambini intorno mai sorridenti, anzi vagamente infelici e con un non so che di terrificante, soffocati negli abiti e nei tempi. Volevo creare una famiglia così nel momento in cui nello sguardo dei più giovani c'è ancora speranza, prima che venga frantumata dall'educazione e dall'età adulta. E volevo che il mio giovane eroe fosse la salvezza della famiglia».

Questa è anche una trilogia sugli oggetti.

«I vittoriani erano ossessionati dagli oggetti. Così ho creato il cumulo di spazzatura più imponente di tutta la Londra vittoriana, un ammasso di vastità inconcepibile: la mia arcigna famiglia siede nel mezzo di quell'ammasso, Heap House, un castello assemblato con i palazzi rubati agli altri. Una storia d'amore “di formazione” ambientata in un cumulo di spazzatura con oggetti che si muovono: ho capito subito che sarebbero stati tre libri. Il primo ambientato a Heap House, il secondo nella città di spazzatura che sta tra il castello e Londra e il terzo, che ho appena terminato di scrivere, a Londra».

Spazzatura: un tema così irresistibile?

«Affascinante. Ogni cosa viva crea rifiuti, sono una prova dell'esistenza. Gli oggetti ci consolano, ci governano, dicono chi siamo, ci sopravvivono. Quando qualcuno muore, gli oggetti che ha accumulato vengono gettati e separati per non essere ricomposti mai più. Un oggetto d'epoca parla, racconta segreti e a volte mi pare che provi sentimenti, voglia piangere o gridare. Per questo ho volute muovere gli oggetti in un ammasso grande quanto un mare, che avesse onde minacciose, che ci fosse una vera possibilità di annegarci».

Non tutti però sono «oggetti natali»...

«Gli oggetti natali proteggono ogni Iremonger per tutta la vita. Se un Iremonger perde il suo, si ammalerà e morirà. Sono oggetti di uso domestico, mai costosi, eroici nella loro modestia. Dickens scriveva che in un mondo utilitaristico è una questione di grave importanza aver rispetto delle favole. Gli oggetti natali sono la favola delle cose».

Che cos'è il mistero?

«Ciò per cui non si ha una risposta. Più una cosa è nascosta, protetta da mezze luci, più grande sarà la meraviglia quando la vedrai. Quando conosci il trucco, la magia muore».

E che cos'è l'ironia?

«Dire l'opposto di ciò che intendi. Con un pizzico di rabbia e di esasperazione».

La letteratura può aiutarci ad accettare il male?

«Aveva

ragione Kurt Vonnegut: “Bisogna essere gentili, è l'unica regola che conosco”, diceva. Ma naturalmente non lo siamo. La letteratura può solo aiutarci a capire meglio, pensare diversamente, scoprire altri punti di vista».

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