Dagli sconti in farmacia alla legge antifumo che ha spento le sigarette

Col nuovo Prontuario sono aumentati i risparmi per lo Stato e i farmaci rimborsabili. In 500mila hanno detto addio al tabagismo

P er la salute non si bada a spese. Così verrebbe da dire guardando quanto il governo di centrodestra ha destinato in questi anni al settore sanitario. L’accusa del centrosinistra si è sviluppata in due modi: un generico attacco sul versante pubblico/privato ma soprattutto l’allarme circa il federalismo sanitario. La riforma costituzionale in senso federale, infatti, secondo l’opposizione metterebbe fine all’applicazione del principio di uguaglianza e si avrebbero venti sistemi sanitari, uno per ciascuna Regione.
P La spesa sanitaria in crescita
La sinistra accusa: «Con le politiche del governo di centrodestra si è passati da una politica sanitaria a una mera politica finanziaria della sanità, che ha prodotto uno smantellamento strisciante della sanità pubblica, sempre più sotto-finanziata, privatizzata, dequalificata». (Programma dell’Unione, p.181). È un po’ difficile credere allo «smantellamento strisciante» della sanità pubblica se si dà uno sguardo alle cifre, riportate nella tabella qui sopra.
Francesco Storace, il ministro della Salute, ha sintetizzato i provvedimenti presi dall’esecutivo Berlusconi: «Nei cinque anni di questo governo la sanità ha fatto notevoli passi avanti. Non ci sono stati tagli, ma massicci investimenti, visto che siamo passati da 66 a 93 miliardi di euro di finanziamenti». Dal 2000 al 2005 i fondi statali messi a disposizione del Servizio sanitario nazionale sono quindi aumentati di 26 miliardi di euro: il governo investe oggi nella salute pubblica più del 6% delle risorse del Pil.
Ma lo sforzo sempre maggiore del governo ha trovato però l’ostacolo delle Regioni. La Riforma del Titolo V (voluta dal centrosinistra) ha portato caos in questo settore e ha «offerto» agli enti locali un’autonomia di gestione che ha fatto gonfiare la spesa sanitaria, come dimostra la tabella della pagina a fianco.
In dieci anni, dal 1995 al 2004, la spesa sanitaria è aumentata spaventosamente (+ 87,09%). A questo hanno corrisposto finanziamenti sempre maggiori da parte dell’esecutivo Berlusconi.
Il cosiddetto «federalismo fiscale», voluto proprio dal centrosinistra nel 2000, prevede che a ciascun livello istituzionale venga attribuita la responsabilità di spesa derivante dalle rispettive potestà decisionali. Insomma, se le Regioni spendono di più di quanto dovrebbero, spetta loro ripianare il deficit con risorse proprie, derivanti dalle entrate regionali. Il governo dovrebbe provvedere solo se la maggiore spesa dipendesse da provvedimenti assunti a livello nazionale. Questo ha portato a disavanzi complessivi del sistema sanitario nazionale sempre maggiori: nel 2000 il disavanzo è stato di 3.228 milioni di euro e nel 2001 il deficit è salito ulteriormente a quasi quattro miliardi (3.929 milioni). Con le manovre del governo Berlusconi, attuate per correggere i difetti della riforma federale del centrosinistra, si assiste a un drastico ridimensionamento del disavanzo stesso di circa un terzo: nel 2002 era di 2.663 milioni di euro e nel 2003 si è ridotto a 1.809 milioni di euro. La Finanziaria 2006, poi, ha introdotto il principio della trasparenza e controllabilità delle scelte regionali in tema di sanità. Per poter ripianare i loro disavanzi, usufruendo di due miliardi di euro stanziati a tal fine dal governo, le Regioni dovranno migliorare in qualità e quantità i Livelli essenziali di assistenza (Lea), ma soprattutto contenere le liste di attesa. Per questo obiettivo, la Finanziaria 2006 prevede l’elaborazione di uno specifico Piano nazionale per il monitoraggio dei tempi di attesa, la realizzazione di Centri unici di prenotazione (Cup) e l’indicazione delle strutture dove tali tempi sono rispettati.
P Le risorse della Finanziaria
La Finanziaria 2006 dà al Servizio sanitario nazionale una ricca gamma di nuovi strumenti economici per poter ridistribuire meglio le risorse ed eliminare sprechi e inefficienze. Si tratta di un miliardo di euro per il triennio 2006-2008 che serviranno ad assicurare un futuro ai giovani specializzandi e a migliorare ulteriormente la qualità dei servizi.
Aumentano anche gli investimenti per i medici specializzandi: i contratti di formazione lavoro, infatti, saranno finanziati con un incremento di 70 milioni di euro per il 2006 e di 300 milioni di euro a decorrere dal 2007. La Finanziaria 2006 aumenta anche i fondi destinati alla ricerca medica. A questo scopo sono previsti 385 milioni di euro per la ricerca sulle malattie contro i 177 milioni del governo Prodi. Questi fondi ammontavano a 185 milioni di euro nel 2005. Inoltre, a favore della ricerca sanitaria, c’è la riforma di sussidiarietà del 5 per mille: il cittadino potrà scegliere se dare parte delle risorse dello Stato alla ricerca sanitaria.
P Bugie sulla devoluzione
«Si va verso lo smantellamento del Sistema sanitario nazionale» (Rosy Bindi, Corriere della Sera, 12 giugno del 2001). In realtà è accaduto proprio l’opposto e la dimensione nazionale si è rafforzata. A questa accusa, a consuntivo, ha risposto il ministro Storace lo scorso 13 febbraio: «Se nel 2001 il centrosinistra avesse vinto le elezioni, la sanità oggi sarebbe in mano alle Regioni e sarebbe stato cancellato il ministero della Sanità». Non solo: è stata proprio la riforma costituzionale voluta dal centrosinistra ad aver leso la credibilità del Ssn. Storace ha ricordato: «Quando in questo Paese si straparla della devoluzione, si dimentica che c’è già da cinque anni con la riforma del Titolo V».
La sinistra rovescia la realtà: «Se il referendum confermativo dovesse passare il risultato sarebbe un conflitto tra Stato e Regioni a scapito del cittadino» (Livia Turco, responsabile Ds per il Welfare, 13 febbraio 2006). È vero il contrario: con la riforma costituzionale del centrodestra, e quindi con la devoluzione, è stata restituita allo Stato la tutela della salute, la fissazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e le politiche sulla sicurezza alimentare, lasciando solo l’organizzazione alle Regioni. Così si ha davvero una materia ripartita e si sa cosa spetta allo Stato e cosa alle Regioni.
P Basta liste d’attesa
L’abbattimento delle liste d’attesa è al primo posto nel nuovo programma della Casa delle libertà. Lo ha dichiarato più volte lo stesso leader di Forza Italia in questi ultimi giorni: «Con la Finanziaria 2006, abbiamo chiesto alle Asl e Regioni di stabilire il tempo massimo d’attesa oltre il quale scatta una sanzione. È una rivoluzione epocale: per la prima volta viene individuato un responsabile nei confronti dei pazienti, che è il direttore generale dell’Unità sanitaria locale». La Finanziaria stabilisce poi la definizione di un elenco di cento prestazioni prioritarie che dovranno sempre essere prestate al cittadino nei tempi d’attesa fissati e se ciò non avvenisse il cittadino potrà rivolgersi anche ad altre strutture convenzionate. I costi - assicura Berlusconi - saranno a carico della Asl di competenza». Insomma, quello che il centrodestra sta portando avanti è un vero e proprio meccanismo meritocratico.
Nel Programma di Prodi, dice Storace, «il problema delle liste di attesa non è citato una sola volta in 281 pagine complessive e per quanto riguarda la ricerca si manifestano solo tante buone intenzioni».
P La legge antifumo
Cinquecentomila fumatori in meno nel nostro Paese. È questo l’eccellente frutto maturato in un solo anno di vita dalla Legge antifumo voluta dal ministro della Salute, Girolamo Sirchia. A rilevarlo è un’indagine del Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie (Ccm), presentata il 10 gennaio scorso. Dallo studio del Ccm risulta anche che il 7% di tutti coloro che hanno deciso di smetterla con le sigarette l’ha fatto sotto la spinta dei divieti previsti dalle nuove norme. La norma antifumo ha posto rimedio concreto ed efficace a una situazione che vedeva l’Italia ai primi posti delle classifiche dei decessi portati dal fumo: 80mila ogni anno (Istat, 1999). Indagini condotte dalle regioni italiane evidenziano una riduzione dei ricoveri pari al 7% per infarti acuti del miocardio (causati in primo luogo dalla nicotina) nei primi mesi del 2005.
P I farmaci e gli sprechi
Sulla lotta agli sprechi e sul miglioramento dell’assistenza farmaceutica il governo ha ottenuto i maggiori risultati. Diminuzione della spesa farmaceutica: questa spesa ha avuto negli ultimi anni una crescita costante e ha raggiunto il suo apice nel 2001, quando il centrosinistra (governo Amato), poco prima delle elezioni (!), decise di abolire in maniera indiscriminata tutti i ticket. Il governo Berlusconi, appena insediato, si trovò subito a dover fronteggiare un aumento della spesa per i farmaci di quasi tre miliardi di euro (+32,7% rispetto all’anno precedente). Dopo cinque anni si può dire che la spesa farmaceutica pubblica risulta oggi una variabile che è stata messa sotto controllo.
Il governo di centrodestra ha messo a punto un programma generale di «governo della spesa farmaceutica», con misure congiunturali e strutturali che riguardano i prezzi (che si sono abbassati complessivamente del 7%), il cut off per categorie omogenee, la promozione dell’uso dei farmaci generici, il monitoraggio delle prescrizioni.
Quest’ultima importante competenza è stata affidata all’Agenzia italiana del farmaco, istituita dal governo Berlusconi. Per la prima volta da molti anni, nel 2003 la spesa farmaceutica effettiva è stata inferiore a quella programmata: 13,8% rispetto al 14,6 preventivato nella Finanziaria. Nel 2003, il costo medio dei farmaci è sceso da 8,88 euro del 2002 a 7,81 euro. Le misure adottate hanno portato, sino al 2004, il recupero di oltre un miliardo e 700milioni di euro.
Secondo lo studio condotto dall’Agenzia, il decreto del giugno 2004 ha fatto risparmiare in solo sei mesi 281 milioni di euro, cui vanno aggiunti altri 50 derivanti dalla promozione dei generici. E con l’introduzione del Prontuario farmaceutico nazionale (Pfn) l’Aifa stima per il 2005 una diminuzione ulteriore della spesa di altri 218 milioni di euro.
P La sinistra all’attacco
«Con le misure studiate da Sirchia quello che dovrebbero rimetterci le case farmaceutiche lo pagheranno i malati» (Rosy Bindi, agosto 2002, intervistata dall’Unità).
L’ex ministro si riferiva al nuovo Prontuario farmaceutico nazionale che ha fatto diminuire la spesa sanitaria nazionale. L’analisi comparativa relativa agli anni 2001-2002-2003, infatti, ha mostrato un decremento significativo della spesa farmaceutica netta che è passata dal 16,3% del 2001 al 13,8% del 2003. Il Prontuario farmaceutico nazionale, quindi, ha portato da un lato risparmi per lo Stato e, dall’altro, un aumento dei farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale (il 10% in più nella fascia A). I farmaci gratuiti sono passati da 3.559 a 4.058. Tra gli altri sono stati inclusi nella categoria gratuita anche 50 farmaci innovativi e 38 antistaminici per le allergie e le malattie croniche. Il Programma dell’Unione arriva in ritardo: «Politiche di liberalizzazione e trasparenza crediamo vadano attuate anche nei settori della distribuzione dei farmaci» (Programma dell’Unione, pag. 130). Proprio quanto il ministro Storace ha fatto da quando è entrato al governo. Commenta: «Dicono poi di volere la liberalizzazione dei farmaci, mentre noi abbiamo già portato risultati concreti attraverso la politica degli sconti in farmacia».
Il nuovo ministro della Salute ha infatti iniziato subito la sua battaglia contro l’aumento dei farmaci di fascia C, ovvero a carico dei cittadini, intervenendo rapidamente anche su alcuni prezzi che erano aumentati. Il Consiglio dei ministri, il 20 maggio del 2005, ha risposto all’allarme lanciato dal ministro approvando il decreto legge per gli sconti sui farmaci: blocco dei prezzi per due anni dei medicinali di fascia C e possibilità di praticare sconti fino al 20% sui medicinali senza obbligo di prescrizione e da banco; inoltre è prevista la possibilità di sostituire il farmaco con un prodotto equivalente - non «griffato» ma con lo stesso principio attivo - che in media costa la metà. Il risparmio con il blocco dei prezzi per due anni è stato previsto in circa 284 milioni di euro, che rimarranno nelle tasche dei cittadini. La sinistra insiste: «È un’altra legge spot», ma la smentisce uno studio di Nomisma. Grazie al decreto Storace del 20 maggio, i farmaci di fascia C venduti non solo costano meno, in media quasi il 10%, ma sono anche sempre più generici. Lo evidenzia la ricerca realizzata da Nomisma, istituto che ha tra i suoi fondatori Romano Prodi.
La Regione Emilia Romagna, che non è certo sostenitrice dell’attuale governo, si è dimostrata tra le più entusiaste del decreto Storace. Nel 2005 il dato medio sul consumo dei farmaci generici di fascia C si è attestato sul 33%, ovvero oltre 7 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale.
Lo studio Nomisma ha anche evidenziato l’aumento d’acquisto dei farmaci generici in Fascia A (gratuiti perché rimborsati totalmente dal Servizio sanitario nazionale), segno che i cittadini cominciano a comprendere il valore e la qualità dei farmaci detti equivalenti.
P La lettera delle polemiche
La sinistra insorge contro la lettera di Berlusconi inviata a 16 milioni di famiglie per combattere gli sprechi nei farmaci. Per fortuna, dei non politici hanno giudicato diversamente questa operazione. Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche Mario Negri, ha detto: «Gli italiani devono capire che non si può ricorrere ai farmaci per curare i danni provocati da cattivi stili di vita. E l’opuscolo che è arrivato alle famiglie, insieme alla lettera del premier Berlusconi, lo spiega molto bene». Eccezione tra i politici, Antonio Di Pietro: «Al di là delle intenzioni più o meno elettorali del premier ritengo di poter condividere la sua iniziativa. In effetti nel nostro Paese si fa abuso nel ricorso ai farmaci ed esiste la cattiva abitudine di riempire le case di medicinali senza che vi sia un’effettiva necessità».


P Conclusione
Previsioni catastrofiche e sbagliate, sottovalutazione degli effetti: questo è stato l’atteggiamento della sinistra verso la politica sanitaria del governo. Ma i dati dimostrano - dal decreto Sirchia sul fumo al decreto Storace sui farmaci - che i cittadini ci tengono alla salute e alle proprie tasche.
(4. Continua - Domani
il dossier sulla Sicurezza)

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