da Milano
Più o meno grandi. Ma tutte aziende con caratteristiche di eccellenza. Come la Ferroli, che fabbrica caldaie, scaldabagno, prodotti per il riscaldamento e la climatizzazione. Oggi fattura 545 milioni di euro, un anno fa erano 508. Le previsioni per il 2006 stimano una crescita di un ulteriore 10%. Il 22% resta in Italia, tutto il resto è venduto allestero. «Sono partito cinquantanni fa con due operai - racconta Dante Ferroli, il fondatore - e da cinquantanni siamo in utile». Lo stabilimento storico, quello di San Bonifacio, oggi ha 1050 dipendenti, sui 1400 in Italia e sui 2500 nel mondo. Fabbriche sono anche in Spagna e in Cina (due), più varie società commerciali. «I nostri sono prodotti maturi, la vecchia Europa non cresce, tranne la Spagna. Siamo organizzati bene allEst. In Cina produciamo per il mercato locale e amplieremo la gamma di prodotti, mentre dalla Cina importiamo condizionatori domestici, a nostro marchio, che non produciamo in proprio».
La Prialpas presidia una nicchia di mercato nella quale è leader mondiale: quella dei materiali in gomma per suole di calzature. I ricavi sono di 25 milioni, 45% allestero, lexport va in tutto il mondo; 120 dipendenti solo a Sona. Il prodotto è frutto di ricerca e di innovazioni messe a punto nei propri laboratori: «Siamo innovativi da sempre, e gli altri ci copiano. Ma la nostra forza è proprio quella di essere più avanti dei concorrenti» dice Giuseppe Parolini, seconda generazione di unazienda che ha compiuto 50 anni e che da altrettanti chiude i conti in nero. La produzione è in fogli che misurano un metro quadrato, da cui i trasformatori ottengono mediante tranciatura le suole. Lazienda ha anche diversificato in pavimenti in gomma, civili e sportivi.
La Olip di Lazise fabbrica un prodotto «medio fine» che rifornisce per il 97% i mercati stranieri: Europa, Stati Uniti, Giappone, Est Europa. Fattura 80 milioni, «con i margini ormai limitati dellindustria manifatturiera» dice Cesare Oliosi, che è anche presidente della sezione calzaturieri di Confindustria Verona. A Lazise ormai lavorano solo 100 persone, il gruppo ha 2mila dipendenti con quattro stabilimenti di proprietà nei Paesi dellEuropa dellEst. Lazienda è nata nel 1970. Oggi il nemico principale è la Cina «che troviamo come concorrente anche in Polonia e in Turchia». «Qualunque negozio ormai trabocca di merce cinese: è sotto gli occhi di tutti. O mettiamo qualche argine a livello europeo, oppure lItalia perde la sua componente manifatturiera, che ha nella piccola e media impresa la sua base. Finiremo a occuparci tutti di servizi».
Erroneamente molti pensano che il vino sia un prodotto agricolo. «In realtà trasformiamo materie prime agricole: ma tutti i nostri fattori produttivi sono tipici dellindustria alimentare» spiega Sandro Boscaini, presidente della società Masi, che prende il nome da una tenuta in Valpolicella acquistata dai suoi antenati nel 1772. Oggi la Masi, primo produttore di Amarone, fattura 45 milioni di euro ed esporta l88% in 60 Paesi nel mondo, con 95 dipendenti diretti. «Nel settore dei vini cè aria pesante, ma Verona non soffre come Toscana o Piemonte: gli imprenditori qui hanno fatto scelte che premiano il rapporto prezzo-qualità. Masi è un portabandiera della filosofia che vuole il vino espressione del territorio, legato alle sue radici storiche e ai suoi sapori tradizionali». Ha una tenuta anche in Argentina.
Swinger è unazienda del più genuino «made in Italy»: con i marchi Byblos (di proprietà), Rocco Barocco e Laura Biagiotti Roma (in licenza) è presente in tutto il mondo con linee di alta gamma e commerciali, per uomo e donna. Fattura 60 milioni e occupa 120 persone dirette. Usa con grande flessibilità - come spiega lamministratore delegato Mathias Facchini - i fattori della produzione, servendosi di produttori terzisti in vari Paesi e utilizzando secondo le necessità i sistemi dellesportazione e dellimportazione di fasi di lavorazione.
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