Economia

Dazi, il governo fa fallire l’intesa con Londra

Ora è possibile che l’Italia non riesca a raggiungere i voti necessari. Decisione in tempi stretti

da Milano

Era un «patto segreto»: Londra avrebbe appoggiato la proposta di Roma di istituire dazi per le calzature fabbricate in Cina e in Vietnam, e in cambio il governo italiano avrebbe dovuto sostenere la richiesta della Gran Bretagna di una deroga al limite di 48 ore dell’orario di lavoro settimanale vigente nell’Unione Europea. Lo ha scritto ieri il Financial Times, il quale rivela che il governo Prodi, nel frattempo insediatosi a Palazzo Chigi, ora dice no all’impegno preso dai suoi predecessori.
Il quotidiano economico, che fa riferimento a più fonti senza citarle, afferma che la Gran Bretagna ha tentato di attirare l’Italia dalla propria parte promettendo di sostenere il blocco di Paesi, Italia in testa, che sperano di ottenere misure protezionistiche di fronte alle importazioni di scarpe dalla Cina e dal Vietnam. Misure che ora appaiono a rischio. Nelle trattative internazionali è normale lo «scambio di favori» su argomenti anche distanti tra loro. Ma il proposito, scrive il Financial Times, «si è scontrato con il rifiuto di Roma di dare a Londra una garanzia scritta» sull’intenzione di sostenere la battaglia sull’orario di lavoro.
Le due vicende oggetto di trattativa sono molto diverse. Da una parte c’è la richiesta dei Paesi manifatturieri di introdurre per cinque anni dazi del 16,5% sulle scarpe provenienti dalla Cina e del 10% su quelle provenienti dal Vietnam. Tali Paesi, a cominciare dall’Italia, intendono così creare delle difese alla propria industria di settore che, essendo soprattutto piccola, è anche molto fragile. Dall’altra c’è l’orario di lavoro. In Europa il tetto massimo è fissato in 48 ore settimanali, ma in base a una direttiva del 1993 alcuni Paesi possono superare tale soglia: si chiama clausola di «Opt-out», alla quale ha fatto ricorso soprattutto la Gran Bretagna, che ritiene il tetto di 48 ore contraddittorio con gli sforzi fatti negli anni per rendere flessibile il mercato del lavoro. La posizione del governo italiano sarebbe influenzata, sempre secondo il quotidiano britannico, soprattutto «da comunisti e socialisti» della coalizione di centrosinistra, secondo i quali si tratterebbe di uno sfruttamento dei lavoratori che, oltretutto, concederebbe all’Inghilterra un vantaggio rispetto ai Paesi che invece rispettano il vincolo.
Londra ritiene «vitale» la possibilità di aumentare l’orario di lavoro. Tuttavia un portavoce del governo inglese, contattato dal Financial Times, non ha voluto né confermare né smentire l’esistenza di queste trattative.


La «disdetta» dell’accordo da parte di Prodi, scrive sempre il quotidiano, lascia su questo tema al governo di Tony Blair il solo sostegno della Germania e della instabile coalizione polacca.
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