«Dieci canoe» sul mal d’amore

da Cannes

C'è un'atmosfera da documentario, ricca d'evasione e saggezza in Dieci canoe di Rolf Heer, prodotto da Domenico Procacci, nel Certain Regard. Heer è maestro nell'uso della suspense, qui come strumento di persuasione in una leggenda narrata da un vecchio a un giovane aborigeno. Mentre con altri otto uomini intagliano dieci canoe, per risalire un fiume, in cerca delle uova di un raro uccello... La leggenda, risalente a un tempo ancestrale, racconta di un principe triste innamorato di una delle mogli del fratello, il re della tribù. Ma la storia non è stata scelta a caso dal vecchio saggio, perché il giovane che lo ascolta vive lo stesso dramma d'amore. Affascina nel film il contrasto tra un milieu selvaggio e le eleganze da dolce stilnovo, con i tipici codici cavallereschi e i duelli d'onore. Nello stesso Certain Regard è passato l'ungherese Taxidermia di György Pálfi, definibile con una sola parola: pancetta.

Tre generazioni (padre, figlio e nipote) sono ossessionate dalla carne, in tutte le sue manifestazioni più triviali: quella che ingrassa; più edonistiche: quella che si sfrena nel sesso; più estetiche: quella che si conserva per imbalsamazione.

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