Il disegno politico del pm anti premier che militava nelle fila di Lotta Continua

Già a 17 anni Pino Scelsi militava nel movimento di Sofri. E da magistrato ha sempre rivendicato il suo stare "a sinistra". Bari, gli atti segreti della Procura finiscono subito su "Repubblica"

Il disegno politico del pm anti premier 
che militava nelle fila di Lotta Continua

Milano Come tanti magistrati, giornalisti e manager della sua generazione viene da Lotta Continua. Pino Scelsi entrò giovanissimo nel movimento guidato da Adriano Sofri e lì cominciò a elaborare la sua cultura politica, a forgiare le sue idee, a duellare con gli avversari. Nell’inverno del 1971, a soli 17 anni, prendeva già parte, come un politico navigato, ad assemblee infiammate e discuteva fra urla, strepiti e insulti, colonna sonora di quell’album. Il pm che oggi ha fra le mani l’inchiesta sulle ragazze squillo di cui parla tutta Italia, non era un militante qualsiasi. Dai pensieri deboli e dai colori stinti. No, ci fu un suo intervento memorabile per difendere la linea meridionalista di Sofri e la rivolta di Reggio Calabria, quella del boia chi molla. La falange dei marxisti leninisti imbufaliti quasi gli impedì di aprire bocca, ma lui imperterrito proseguì fino alla fine.
Scelsi è fatto così: la politica ce l’ha nel sangue. E da allora non ha mai smesso di aggiornare gli ideali che certa sinistra, gruppettara e non ortodossa, svincolata da una stretta appartenenza partitica, ha tenuto alti come una bandiera. Dal liceo Orazio Flacco e da Lc all’università e al Collettivo di giurisprudenza e scienze politiche. Poi, altro salto, ecco la professione e la scelta di Magistratura democratica, il grande laboratorio della sinistra in toga, la corrente ultrà, insieme ai Movimenti riuniti, dentro l’Anm e nel Csm. Scelsi ha sempre frequentato questo ambiente, è sempre stato dentro questo perimetro, ha sempre dato al suo lavoro una forte connotazione sociale.
È un po’ la cifra di Md: l’idea che la Costituzione debba essere interpretata a vantaggio dei lavoratori e contro i potenti, il concetto che la sinistra giudiziaria possa fiancheggiare quella politica per introdurre un nuovo ordine sociale, per colpire le diseguaglianze, per combattere sul fronte dell’ambientalismo, del diritto al lavoro, della trasparenza e via elencando come in un tazebao.
Difficile dire dove finisca la politica dei partiti e cominci quella delle toghe rosse, ma su questo confine e sull’ambiguità dei legami che tengono insieme le varie anime della sinistra, si è costruito un pezzo della storia italiana recente.
Scelsi appartiene a questo mondo. Nel 2005 va alla tribuna del congresso di Magistratura democratica e arringa i colleghi, come faceva nel 1971: «A nessuno di voi è sfuggito che la Puglia è cambiata. E non perché uomini o donne che si richiamano ai valori della sinistra sono al governo delle istituzioni. Non che questo non conti», precisa Scelsi consacrando così l’ascesa del governatore Nichi Vendola e del sindaco ed ex pm Michele Emiliano. «Anche la nostra corrente - rivendica lui orgoglioso -, la nostra storia collettiva e individuale si ispirano a quei valori. Ma quel che è successo in Puglia è qualcosa in più». Addirittura. E che cosa?
La Puglia per Scelsi è cambiata anche perché sono diventate patrimonio della classe politica quelle questioni che prima si agitavano negli alambicchi di Magistratura democratica. E ora sono quasi le tavole della legge: «In questa stagione politica hanno trovato rappresentanza le domande che salgono dalle vecchie povertà degli emarginati e dalle nuove povertà del lavoro dipendente, dai ceti giovanili che vivono l’angoscia di un futuro pieno di incognite, hanno trovato cittadinanza le domande di sanità, ambiente, lavoro. E anche i magistrati di Bari e di Lecce... hanno saputo cogliere i segni di questa nuova stagione politica e sociale».
Che significa in concreto saper cogliere i segni dei tempi? Forse vuol dire che la creta dell’ideologia modella le inchieste e le trasforma in missili del cambiamento e della discontinuità? Certo, i magistrati, tutti, hanno a disposizione un cesto quasi infinito di temi, notizie di reato gossip, veleni: in teoria quel cesto è quello dell’obbligatorietà dell’azione penale, in realtà, lo dicono le stesse toghe, il magistrato manda avanti le inchieste che più corrispondono alla sua sensibilità. Rallenta o ferma discrezionalmente le altre, lontane dai suoi ideali, dai suoi interessi, dalle sue passioni. È in questo spazio quasi invisibile che si giocano talvolta i destini del Paese.

Intendiamoci: Scelsi è sempre stato un magistrato corretto, ha sempre svolto con rigore le sue indagini e ha sempre resistito alla tentazione di superare quel confine aperto e candidarsi in questa o quella lista come hanno fatto alcuni suoi colleghi. Questo gli fa onore, ma la sua storia resta quella di tante toghe. Rosse. Da Lc all’indagine che sfiora Palazzo Chigi.

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