questa non è una lettera è una riflessione... non la pubblicherai e ti perdono in anticipo. Credo che una Società possa cambiare e sperare solo se riusciamo a far capire a un ragazzino di 12/15 anni quali sono le cose in cui credere. Se falliamo o apertamente rinunciamo non possiamo sperare in nulla. Il Maestro Lussana ha cercato di spiegarle ai bambini della 5 B, spero ci sia riuscito.
Io la battaglia la sto perdendo giorno dopo giorno. I comportamenti della classe dirigente, della borghesia se esiste ancora, di noi tutti che non sappiamo reagire purtroppo insegnano altre cose.
Come possiamo spiegare il valore dell'onestà se quotidianamente mettiamo in risalto i risultati della disonestà. Come pensiamo di spiegare il valore della giustizia se nel migliore dei casi arriva con tempi lunghissimi e non ripaga chi ha subito l'ingiustizia. Come pensiamo di far capire che interessarsi della cosa pubblica è una missione è un dovere quando tutti i giorni denunciamo che è solo un brutto «mestiere».
Come facciamo capire che la «meritocrazia» significa riconoscere un premio a chi si impegna di più, a chi lavora di più, a chi studia di più quando ogni giorno «esaltiamo» la società dei «furbi». Come facciamo a spiegare la «solidarietà» se è solo uno slogan elettorale della sinistra. Come facciamo capire ad un ragazzino il ruolo e il significato del «risparmio» quando l'edonismo di oggi ci indirizza al consumismo punto e basta. Come riusciamo a spiegare che non si deve «scaricare» neanche una canzone in Internet e non farci dire se siamo scemi.
Come riusciamo a convincerli a non andare con il motorino nelle corsie riservate quando leggono gli abusi legalizzati sul giornale di papà. Come speriamo di spiegare che l'arroganza unita alla maleducazione non premia quando dimostriamo quotidianamente il contrario. Come facciamo a fargli credere nei valori della «famiglia» quando nel migliore dei casi li abbiamo persi per strada noi stessi.
Come facciamo a fargli capire l'importanza della «religione» o meglio l'importanza della «fede» quando in molti casi per noi è un vestito superficiale. E potremmo continuare a lungo.
Possiamo sperare che il nostro «ipotetico ragazzino» faccia tutto da solo e diventi un buon cittadino? Oppure noi «liberali» dobbiamo porci come primo obbiettivo questa «rivoluzione».
Beppe Damasio
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