Draghi: regole in arrivo per i derivati sui «rischi Paese»

Per i credit default swaps (strumenti finanziari di protezione del rischio) appare necessaria una «regolamentazione sistemica», dopo che questi derivati sono finiti sotto i riflettori nel caso Grecia. In un incontro con la stampa a Basilea, il presidente del Financial Stability Board Mario Draghi ha spiegato che «tutto ciò che ha implicazioni sistemiche deve avere una regolamentazione sistemica. È molto improbabile - ha osservato il governatore di Bankitalia - che questi mercati vengano lasciati com’erano prima della crisi». Draghi ha inoltre giudicato «necessario» un rilancio del mercato delle cartolarizzazioni, bloccato a seguito della crisi.
Contro il contagio verificatosi durante la crisi finanziaria, ha aggiunto Draghi, c’è un «consenso generalizzato» a realizzare un’unica controparte centralizzata per i derivati, piuttosto che trattarli su base bilaterale. La nuova regolamentazione, di cui il governatore di Bankitalia ha parlato in termini generali senza aggiungere dettagli, mira ad assicurare «una maggiore trasparenza e una maggiore visibilità su questi contratti e sui collaterali (le garanzie, ndr) dietro di essi». Ma anche, come ha detto il presidente della Bce Jean-Claude Trichet, «un funzionamento più sicuro e stabile dei mercati».
La questione della regolamentazione dei credit default swaps - in particolare di quelli legati al rischio sovrano, cioè di un Paese - è anche all’attenzione della Commissione europea, che ne ha discusso la settimana passata. Sia il cancelliere della Germania, Angela Merkel, che il ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde, nei giorni scorsi hanno criticato questi prodotti derivati in quanto rischiano di distorcere il mercato dei titoli di Stato. I ministri finanziari europei ne parleranno ancora lunedì 16 marzo nelle riunioni di Eurogruppo ed Ecofin. Molti ritengono che gli speculatori, assicurandosi contro il rischio default, abbiano amplificato i problemi della Grecia.
La crisi economica, rileva Bankitalia, ha fatto aumentare i debiti delle famiglie italiane, che ormai sfiorano i 500 miliardi di euro. In crescita sia i crediti al consumo che i mutui casa.

Per gli acquisti, gli italiani si sono indebitati per 57 miliardi di euro (cifra comunque molto bassa rispetto agli altri Paesi), mentre per i mutui l’indebitamento arriva a quota 282 miliardi. La richiesta di mutui è stata facilitata dal ribasso dei tassi, scesi al 2,75% in gennaio. Il Taeg è sceso per la prima volta sotto il 3%.

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