Due diversi significati per laicità e laicismo

Mi riferisco alla lettera di Graziella Fois pubblicata sul Giornale di lunedí 06.06.2005. Occorre fare un distinguo tra “laicità“ e “laicismo“: entrambi i vocaboli derivano dall’aggettivo “laico” inteso come contrario di “clericale”, ma entrambi hanno significati ben diversi e a volte anche diametralmente opposti.
Sul fatto che la nostra Repubblica sia laica, non ci piove. Che Forza Italia, di cui la signora Fois si dice elettrice, sia un partito laico, anche qui non ci piove. Ma da questo a confondere “laicità“ con “laicismo” ce ne corre come dalla Terra al Sole. Perché un conto è essere laico in contrapposizione allo Stato clericale, senza con ciò abiurare alla propria fede religiosa (il cristiano normale è essenzialmente laico: lo stesso Gesú di Nazareth, ebreo ed ebreo per sempre, era laico: e anzi, a crocifiggerlo furono proprio i membri della casta sacerdotale, che rifiutavano di vedere in Lui il Messia promesso); e un conto è invece essere laico in opposizione alla religione, finendo poi per dare il voto a partiti o leggi, come nel presente caso del referendum del 12 giugno, che inconsciamente finiscono per richiamare alla mente tristi esperienze di un triste passato (Auschwitz) e di fantascienza (Frankenstein).


Il fatto è che oggi tutti si riempiono la bocca di parole come laico, laicità e laicismo, confondendole a torto e a traverso, con una confusione tale che finisce per mandare in tilt anche gli altri (lettori o ascoltatori).

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