La Russia ritira le truppe, ma tiene sotto tiro la Georgia e la sua capitale, Tbilisi, con batterie di missili balistici Ss-21B. Un gesto simbolico e una minaccia reale. Questi missili, schierati già venerdì intorno alla capitale della Ossezia meridionale, Tskhinvali e la cui presenza è stata confermata dai satelliti spia statunitensi, sono in grado di raggiungere il bersaglio in pochi minuti. Ogni missile pesa quasi 2 tonnellate e porta una testa di guerra fino a 500 chilogrammi, ad alto esplosivo o caricata con bombette a dispersione. A seconda delle versioni l'Ss-21 Tochka-B ha una gittata massima di circa 120 chilometri ed è abbastanza preciso (il 50% dei colpi cade entro un cerchio con raggio di 100-150 metri). È un'arma che ha una valenza psicologica, prima ancora che militare, perché la Georgia non può difendersi contro missili che arrivano in picchiata ad una velocità di 1,8 chilometri al secondo, con un angolo di quasi 85 gradi.
Per proteggersi da armi del genere la Georgia dovrebbe disporre di sistemi antimissile come il Patriot statunitense, in dotazione anche in diversi paesi Nato, come Germania, Olanda e Spagna o il nuovo sistema europeo Samp-T, che sta entrando in servizio in Francia e Italia
ma la Georgia non fa parte dell'Alleanza atlantica.
Grazie agli Ss-21 schierati in Ossezia Mosca può colpire con efficacia senza dover esporre né uomini né aerei. La difesa contraerea infatti è una delle poche componenti delle forze armate di Tbilisi che si è battuta bene, infliggendo perdite ai piloti russi. Ma contro i missili balistici è impotente. Del resto le truppe russe hanno già impiegato i missili Ss-21 nel corso del conflitto. Ne hanno lanciato forse due dozzine, sia contro Gori, sia contro il porto di Poti e le sue installazioni. Al di là delle vittime e delle distruzioni che questi ordigni provocano, i russi li hanno utilizzati perché potevano raggiungere impunemente buona parte del territorio georgiano nel giro di minuti, generando il panico nella popolazione.
Ora le forze armate di Mosca annunciano un ritiro formale, ma mantengono in Abkhazia e Ossezia forti contingenti e mentre lasciano il territorio georgiano stanno sistematicamente distruggendo tutte le installazioni militari, portando via i materiali, i mezzi e gli equipaggiamenti che trovano nelle basi e nei depositi o che le truppe georgiane hanno abbandonato, in rotta, dopo che la loro struttura di comando e controllo è andata in pezzi. In pratica il governo di Tbilisi non ha più marina, aeronautica e solo una minima aliquota di forze terrestri. Per ricostituirle serviranno anni e enormi investimenti. Una sicurezza in più per Mosca.
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