E Fassino delude Confcommercio

Per il segretario Ds pochi applausi dagli iscritti. Il presidente Sangalli: «Ridurre il costo del lavoro, ma senza intervenire su aliquote e contributi»

Gian Maria De Francesco

da Roma

«È un tema che andrà discusso con le parti sociali». Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ha cercato di non scatenare altre polemiche all’interno e all’esterno dell’Unione e sul tema dell’armonizzazione dei contributi per i lavoratori autonomi e parasubordinati ha preferito rinviare.
Ieri, dinanzi agli operatori del terziario di Confcommercio, il leader della Quercia ha voluto smussare i toni ricercando consensi, ma l’impresa non è riuscita al 100 per cento. Perché in tema di tasse il presidente dell’associazione, Carlo Sangalli, ha tutt’altra opinione. «Noi siamo per la riduzione del cuneo fiscale - ha detto - e chiediamo che abbassando una tassa non ne venga alzata un’altra, ossia aliquote e contributi». Un impegno preciso, quello del successore di Sergio Billé, tanto da essere inserito al primo punto delle dieci azioni per il rilancio del Paese: niente Irap per le imprese da 8 a 15mila euro. E un monito preciso: «La riduzione del costo del lavoro dei lavoratori dipendenti non può comunque essere compensata da interventi sul versante del lavoro autonomo».
Fassino, comunque, ha cercato di dribblare le insidie del confronto con i commercianti aprendo il suo intervento con lo slogan elettorale dell’Unione «rimettere in moto il Paese» e annunciando che «un tasso di crescita non inferiore al 2% l’anno è l’obiettivo che ci poniamo». Poi ha tentato di catturare la platea proponendo di attivarsi «per tenere tre giorni in Italia anziché quattro ore a Venezia» i 50 milioni di turisti cinesi che arriveranno nel nostro Paese nei prossimi anni. E alla fine è riuscito a guadagnarsi un paio di applausi.
Ma nel botta e risposta con i commercianti qualche smagliatura si è intravista. I primi a incalzarlo sono stati Enrico Pirovano di Federmobili e Giulio Felloni di Confcommercio Ferrara su cuneo fiscale e fuga dei capitali. Il numero uno del Botteghino ha promesso «equità, buon senso ed equilibrio» affrettandosi a specificare «un’assoluta esenzione non esiste in nessun Paese». Allo stesso modo, «il superamento dell’Irap non è così semplice, ma apporteremo le modifiche necessarie», ha aggiunto. Tav, rigassificatori e smaltimento rifiuti? «Le opere si fanno costruendo un meccanismo di condivisione», ha replicato.
Poi Claudio Pugnoli di Confcommercio Cremona gli ha chiesto conto della riforma Bersani che ha liberalizzato le autorizzazioni per gli ipermercati costringendo molti piccoli esercizi alla chiusura. «Ha molti lati positivi, ha creato occupazione», ha risposto, ma la sala è rimasta fredda. Infine Giuseppe Cerroni di Autogrill lo ha messo alle corde. «Onorevole, se la sente di dire qualcosa di ceto medio?», ha domandato riferendosi al proliferare di operatori esteri come Ikea e Zara. «Bisogna fare un’operazione che tuteli il sistema distributivo e quello di filiera», ha detto Fassino accennando alle Coop.

La legge Biagi? «Servono strumenti per integrarla», ha chiosato.
Insomma, un Fassino più prodiano che mai, che non ha detto troppe cose di sinistra per non spaventare Confcommercio. E considerato che il fine giustifica i mezzi, Nanni Moretti lo perdonerà.

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