Vittorio Macioce
Questo è un mondo con il cuore a rischio. Qualcuno dice che lì, in quelloceano rosso che è il centro della vita, cè il rifugio dellanima. Forse luomo del XXI secolo ha lanima stanca, o forse corre troppo. Quello che è certo è che le malattie del cuore sono la principale causa di morte dellOccidente. LOrganizzazione mondiale della Sanità parla di 17 milioni di vittime ogni anno, il cinquanta per cento del totale dei decessi. Uno dei problemi è che si campa di più, ma il nostro cuore non lo sa e si comporta come sempre: quando è tempo di non battere più, lui si ferma e collassa. Non ha nessuna intenzione di inseguire la quasi immortalità. Ma il cuore annaspa e crolla anche per un altro vizio di questa era: lobesità. In Italia i troppo grassi sono il 54 per cento della popolazione tra i 65 e i 74 anni detà. In America è peggio. Ed ormai è una piaga sociale. Il nuovo nemico da sconfiggere nel nome della buona salute. LOccidente ha quasi vinto la guerra contro il fumo, ora da un po di tempo è cominciata loffensiva contro chi mangia troppo e male. Il killer più pericoloso è il colesterolo, in tutto il mondo uccide un uomo ogni due secondi. È spietato come un cecchino. Il genere umano, però, sembra non dare troppo peso a questo tiratore scelto. Durante un convegno Leif Erhardt, un professore svedese a capo del dipartimento di Malmö, ha fatto notare che metà dei pazienti con alti livelli di colesterolo non riesce a curarsi, perché interrompe la terapia: «Fermarsi a metà strada non abbassa i rischi». Il risultato è che 17 milioni di persone muoiono di questa patologia.
Il problema, insomma, cè. Luigi Cucchi, vice-direttore del Giornale, da una vita racconta il mondo della sanità. E sa di non essere il migliore dei pazienti. Ma di fronte a questi argomenti anche lui qualche volta si è spaventato. È da qui che nasce il suo ultimo lavoro, un viaggio al centro delluomo. Il saggio Il cuore è vita verrà venduto a partire da domani, a 6,90, insieme a questo quotidiano. Cucchi non parla solo di malattie, di cortocircuiti sanguigni, di ictus e infarti, ma apre anche la porta ad un certo ottimismo. Dimostra, in fondo, di avere una certa fiducia nella medicina e nelle sue tecniche. Ha fiducia nella chirurgia e nella prevenzione, nella biotecnologia e nelle cellule staminali. Qualche volta ci racconta il futuro. «Un microlaboratorio - scrive - installato sotto la nostra pelle fornirà ai medici informazioni per una corretta diagnosi e per monitorare la terapia. Questo minilab ci segnalerà, settimana dopo settimana, preziose informazioni su numerosi parametri vitali: la pressione arteriosa, il livello degli zuccheri nel sangue, il tasso di colesterolo, la presenza di trigliceridi. Il medico sarà così aiutato nella diagnosi e, soprattutto, potrà scegliere terapie personalizzate verificate on line cone le reazione del nostro organismo». Come dice Angelo Rivetti, amministratore delegato di St. Jude Medical Italia, la multinazionale biomedica, tutto questo sembra fantascienza, ma non lo è. È il presente.
Le cure mediche, precisa Cucchi, sono sempre più efficaci. Ogni anno nel mondo si effettuano 840mila coronografie, si installano 850mila pacemaker (45mila in Itlia). Il rischio dinfarto è diminuito: la mortalità è passata dal 20 al 5 per cento negli ultimi 20 anni. La medicina cè. Ma tutto questo non basta.
Siamo un paese più grasso, ma con il cuore in bilico.
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