Ecco come la crisi finanziaria pesa sulle nostre famiglie

Per l’Istat, che ieri ha presentato alla Camera il suo rapporto annuale, la crisi degli ultimi due anni è «la più profonda della storia recente» e il potere d’acquisto pro capite è tornato sotto i livelli del 2000. Nella classifica della ricchezza l’Italia perde terreno verso gli altri Paesi europei: il reddito delle famiglie è cresciuto infatti del 3,8% nel Regno Unito, dell’1,8% in Francia e dello 0,4% in Germania. Dopo due anni di crisi, dice il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, il reddito disponibile annuo pro capite è oggi inferiore di 360 euro rispetto a quello del 2000. L’arretramento di 36 trimestri è sensibilmente più grave di quello registrato nei maggiori Paesi europei, dove è rimasto compreso tra i 13 trimestri della Francia e i 16 del Regno Unito. Nel primo trimestre del 2010, tuttavia, l’economia ha segnato un’espansione dello 0,5%.
I consumi sono calati proporzionalmente meno della riduzione del potere d’acquisto perché contestualmente si è registrata una riduzione della propensione al risparmio, scesa al 14% dal 14,7% del 2008, al di sotto dei livelli di tutte le altre maggiori economie dei Paesi dell’Unione monetaria.
Oltre il 15% delle famiglie vive in condizioni di disagio economico, con una percentuale che supera il 25% nel Mezzogiorno; una su tre non riesce a sostenere spese impreviste, una su due non può permettersi una settimana di ferie lontano da casa, mentre ci si indebita complessivamente di più: tuttavia si riduce la percentuale di famiglie in arretrato con il pagamento del mutuo (dal 7,6% al 6,4%) e con il pagamento dell’affitto (dal 14% al 12,5% del totale in affitto). Scende, infine, dal 17,3% al 15,5% la quota dei nuclei familiari che dichiara di arrivare con «molta difficoltà» a fine mese. A imprese e famiglie, va comunque detto, nel biennio 2008-2009 i Paesi europei hanno destinato risorse per circa 400 miliardi, pari al 3% del Pil dell’Ue.
Intanto la pressione fiscale in Italia è salita al 43,2% nel 2009, aumentando di tre decimi di punto rispetto all’anno precedente (42,9% nel 2008) e ampliando lo stacco di oltre tre punti percentuali con la media Ue che l’anno scorso si è attestata al 39,5% (dal 40,3% del 2008).
Il «massiccio ricorso» alla cassa integrazione guadagni - dice l’Istat - ha «contenuto l’effetto della crisi sui posti di lavoro» e ha «frenato, soprattutto nell’industria, l’emorragia occupazionale». Lo scorso anno si è registrata la prima caduta dell’occupazione in Italia dal 1995, con una riduzione di 380mila posti (-1,6%), soprattutto tra gli uomini (-2%; donne -1,1%). Il picco del ricorso alla cig è stato segnato nel terzo trimestre del 2009. Molto colpiti giovani e precari.


Ma almeno un risvolto positivo la crisi ce l’ha: le emissioni di gas serra continuano a diminuire (-2% nel 2008 e -9% nel 2009), anche se gli obiettivi di Kyoto sono lontani. Roma è la città con più auto, 700 ogni 1000 abitanti; l’Italia è seconda in Europa per tasso di motorizzazione.

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