Ancora poche ore e al Ninfeo di Villa Giulia, a Roma, sarà proclamato il vincitore del Premio Strega, che sarà lo scrittore più invidiato della stagione. Ma aggiudicarsi il super- premio e guadagnarsi la gloria letteraria non è facile. Serve un bel libro, certo. Ma non solo. Ecco allora un vademecum, breve ma non inutile, delle cose necessarie a uno scrittore in cerca di successo.
ANTIBERLUSCONISMO Con questo si va molto lontano.
BLOG Non servono più. Ammesso che siano mai serviti.
CREATIVITÀ Male non fa. Ma dovendo scegliere, meglio un buon agente letterario.
CRITICA Ignoratela. Non vi merita.
EDITOR Prendersene uno, anche se nessuno ha ancora capito bene cosa faccia. Comunque può servire per poter dire: «Stamattina ho parlato con il mio editor...». «Scusa,mi sta chiamando l’editor...».«Ma tu ce l’hai un editor?». «Stasera vedo il mio editor, ma anche l’editor di Saviano...».«Ieri ho scritto un paio di pagine che al mio editor sono davvero piaciute». Ma anche: «Il mio editor è proprio uno stronzo...».
ESPERIENZA Se ne può fare abbondantemente a meno. Basta un iPad.
ETICHETTE Comunque fanno vendere. Ricordarsi i «Cannibali».
FINZIONE È l’oggetto stesso della letteratura, altro che la realtà! La parola d’ordine è: meno reportage e più fiction. La gente si è rotta i coglioni della realtà. Quello che serve per un buon libro è la finzione, meglio se una finzione immaginifica e dorata, capace di fare sognare e ricostruire nuovi universi, meglio ancora utopici o fantascientifici o semplicemente fantastici, ma anche fantasy va bene.
GIOVINEZZA Per scrivere, ma soprattutto per vendere, bisogna essere giovani, o almeno sembrarlo, anche a quasi 48 anni, come Federico Moccia. Se sei giovane, piaci, e se piaci ti invitano ai festival, e se vai ai festival poi arrivi in tv, e una volta che sei in tv è fatta. Magari vinci il Campiello, o lo Strega. E a questo punto può scapparci anche una recensione sul Corriere della sera . Olè! E comunque, ricordarsi che l’anagrafe non è discriminate: per scrittore giovane, a prescindere dall’età, si intende chi sceglie di raccontare il mondo dei giovani, con un’impronta giovane e un linguaggio giovane. E poi anche a 60 anni uno può sentirsene 20. Come Franco Cordelli, ad esempio.
GRUPPO O lobby. Meglio avene una. Ad esempio Nuovi argomenti . Ma anche quella di Repubblica è ottima.
IMPEGNO Ecco una cosa che non serve a nulla. Antonio D’Orrico ha mai messo sulla copertina di Sette uno scrittore impegnato?
LINEA: Meglio non averla. Poi tanto bisogna cambiarla.
LINGUAGGIO Affinarlo. Perché? Non si sa.
NARRAZIONE Oggi se non hai una narrazione, non vai da nessuna parte. Guarda Vendola. Che non è neppure uno scrittore peraltro.
PADRI Liberarsene, non servono più. Come i maestri del resto.
PAROLE Mai rimanerne senza.
Ricordarsi, tra le altre cose, che: 1) Per parlare non è necessario pensare; 2) Parlando non si deve dire per forza qualcosa; 3) Le parole sono pietre, quindi mirare bene prima di parlare; 4) Ciò di cui si parla più spesso è quello su cui si sa meno in assoluto; 5) Tacere è pericolosissimo; 6) Ciò su cui bisogna tacere è bene spiegarlo dettagliatamente al maggior numero di persone possibile; 7) È il linguaggio che fa l’uomo, e il pettegolezzo che fa la donna; 8) Se ascolti senza parlare non ti inviteranno mai in tv; 9) Se vai in tv a parlare difficilmente qualcuno ti ascolta; 10) La parola è vita, infatti i morti tacciono.
REALTÀ È l’oggetto stesso della letteratura, altro che la finzione! La parola d’ordine è: meno fiction e più reportage! La gente si è rotta i coglioni della finzione. Quello che serve per un buon libro è la realtà, meglio se una realtà nuda e cruda, capace di indignare e urtare le coscienze, meglio ancora se sa suscitare orrore e disprezzo. Ad esempio mafia e camorra, ma anche pedofilia e il mondo delle perversioni sessuali. Ottimo lo sfruttamento del corpo della donna o l’immigrazione. I mali del berlusconismo però sono l’argomento che paga di più.
RECENSIONI Diffidare. Se sono cattive, sono in malafede. Se buone, marchette.
SCRUPOLI Evitarli. Sono come i bestseller: dopo un po’ passano.
SICUREZZE Ecco cosa vi serve: sicurezze, e anche in abbondanza. Ad esempio: essere per una critica post-ideologica della cultura; dirsi per una presenza militante ma senza proporsi come maître à penser ; vivere la letteratura come un’appendice dello snobismo; elevare a sistema l’elitarismo chic;non pronunciare mai l’espressione«Non c’è più l’Einaudi di una volta»;mai scrivere un libro di poesia; mai leggere un romanzo di Giorgio Faletti; partecipare a tutti i premi letterari possibili; telefonare spessissimo a Gian Arturo Ferrari; non uscire mai a cena con Antonio Franchini; acquistare solo artisti che non partecipano alla Biennale; andare a guardare le citazioni del vostro nome su Google; scrivere lettere aperte ai giornali sullo stato deprecabile della cultura in Italia; bere birre con Mauro Corona; comprare il Domenicale
del Sole24ore (ma anche Alias del Manifesto); non acquistare libri di Alfonso Berardinelli, che è un traditore perché prima scriveva sui giornali di sinistra e adesso si è venduto al Foglio , e ad Avvenire per di più.
STILE Nella scrittura è superfluo, ma nel look essenziale.
TALENTO Nonostante quello che si pensa, non è così importante.
UMILTÀ Controproducente.
X FACTOR Questo sì, che è essenziale. Ma bisogna sapere di averlo, e non è così facile. Ad esempio, chi ha l’x factor in Italia, oggi? La maggior parte degli autori di noir e gialli non ce l’hanno,anche se il grande pubblico crede di sì, con l’eccezione di Giorgio Scerbanenco, che infatti è morto, e a dire il vero ne aveva anche più di quanto fosse necessario. Andrea Camilleri, invece, l’ha perso. L’Ammaniti di Come Dio comanda o, peggio, di Io e te , non ha l’x factor di alcuni suoi racconti, come quelli di Fango , e in particolare
L’ultimo capodanno dell’umanità ,
da cui infatti fu tratto un film pessimo. Tiziano Scarpa invece tutto l’x factor che ha, lo perde quando va dalla Dandini. Guido Ceronetti, a parte in qualche traduzione, non ce l’ha mai avuto, mentre Alberto Arbasino, ce l’ha eccome, persino quando scrive letterine ai giornali. Bettin e Covacich non si è ancora capito se ce l’hanno davvero. Al contrario, Michela Murgia siamo tutti sicuri che non ce l’abbia,anche se a Michela Murgia piacerebbe molto averlo. Per consolarla, va detto che anche Silvia Avallone non ce l’ha,nonostante quando va in tv ti fa venire il dubbio che un bel paio di x factor sotto sotto ce li abbia.
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