Se la Francia ha deciso di mettere in campo 8 miliardi per rilanciare il mercato dell'auto, con un occhio alle strategie industriali e green dei costruttori locali, Renault e Groupe Psa, la Germania ha pronto un piano da 5 miliardi. Il pacchetto, come anticipa l'agenzia Reuters, dovrebbe essere presentato oggi nell'ambito di un programma più ampio di stimoli all'economia pari a 80 miliardi. Il ministero tedesco all'Economia intende premiare gli acquisti di veicoli elettrificati, ma anche di quelli con motore tradizionale. E visto che tutto il mondo è paese, in queste ore anche il piano tedesco per l'auto è oggetto di scontri politici, con in prima linea i «fondamentalisti» del full electric che non ammettono aiuti per benzina e diesel.
In Francia (-50% le vendite in maggio) e in Germania (fiducia delle imprese del settore ai minimi dal 1991) il tema auto è al centro dell'attenzione dei rispettivi governi. In Italia, invece, con un mercato che il mese scorso, nonostante la riapertura delle concessonarie, ha perso il 49,6%, tutto tace, salvo continuare a riconoscere l'importanza del comparto senza però programmare un progetto strutturato di rilancio.
Emendamenti con le richieste urgenti del settore sono all'attenzione dei gruppi parlamentari e delle commissioni preposte. Ma il nodo da sciogliere sarebbe anche politico e da ricercare all'interno del M5s, tra chi apre e chi, invece, non ne vuole proprio sapere di incentivi. Differenti vedute che mettono in forte imbarazzo il Pd, favorevole, insieme a Iv, a sostenere attivamente l'auto, come lo è - compatto - tutto il centro-destra.
Da gennaio a maggio, in Italia, le vendite sono scese del 50,5% (-51,94% per Fca che, il mese scorso, ha segnato -57,22%). Mirafiori comunica anche che Fca Italy ha chiuso il 2019 con una perdita di 384,2 milioni (1,26 miliardi del 2018).
Nei primi 5 mesi, per il Centro studi Promotor, ammonta a 8,3 miliardi la stima di perdita totale di fatturato, oltre a un minor gettito Iva per 1,8 miliardi. «Con questa velocità - spiega Gan Primo Quagliano (CsP) - le vendite a fine 2020 si collocherebbero a quota 950mila, con un calo di fatturato, sul 2019, di 17,4 miliardi e di gettito Iva di 3,8 miliardi». Da qui «la necessità di una terapia d'urto con l'adozione di incentivi alla rottamazione».
In maggio sono crollati tutti i canali commerciali: -35% i privati, -69% il noleggio, -57% le flotte. E -60% gli ordinativi. «Nell'incomprensibile sordità e indifferenza della classe politica - l'ennesimo allarme lanciato da Michele Crisci (Unrae) - è sempre più grande il rischio di chiusura, nei prossimi mesi, di centinaia di imprese della distribuzione, che si accompagnerebbe alla scomparsa di decine di migliaia di posti.
Non è possibile aspettare i tempi del Recovery Fund, ci vuole con urgenza un intervento verticale».A quello di Crisci, si aggiunge il rinnovato allarme di Adolfo De Stefani Cosentino (Federauto): «Ogni settimana aumenta la possibilità che gli operatori più fragili delle nostra filiera di concessionarie chiudano».
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