I bilanci delle grandi banche europee potrebbero contrarsi, complessivamente, fino a 2mila miliardi di euro, cioè registrare un calo di attività pari a circa il 7% del totale sino alla fine del 2013. A lanciare lallarme è il Fondo monetario internazionale (Fmi) nel suo Global financial stability report diffuso ieri. Una stima da prendere con cautela, avverte listituzione di Washington guidata dalla francese Christine Lagarde, «in quanto soggetta a un margine considerevole di incertezza». Ciò nonostante gli analisti del Fmi prevedono che «circa un quarto di questo deleveraging potrebbe verificarsi con la riduzione dei prestiti, mentre il rimanente sarebbe imputabile alla vendita di attività e titoli». «Limpatto sullofferta creditizia dellEurozona - prevedono comunque gli analisti - sarebbe pari a circa l1,7% del credito in circolo». A spiegare questo scenario, il problema più volte messo in evidenza dal Fondo: gli spread sono più contenuti, i listini hanno recuperato, ma «le banche europee restano sotto la pressione dei rischi sovrani, della debole crescita dellEurozona, degli elevati requisiti per i rollover e del bisogno di riguadagnare la fiducia degli investitori». E ieri infatti è stata una giornata difficile per i mercati azionari spagnoli a causa del dato record sulle sofferenze delle banche, salito a febbraio all8,16% contro il 7,9% di gennaio, massimo dal 1994. E così Madrid ha perso il 3,99% trascinando al ribasso anche Milano -2,4%. In leggero ribasso lo spread Btp-Bund che ha chiuso a 376 punti, mentre quello spagnolo veleggia ormai sopra quota 400. Gli analisti chiedono, quindi, maggiore impegno sul fronte del controllo e del coordinamento, «per evitare ricadute pesanti sui titoli, sullofferta creditizia e sulle attività economiche, in Europa e altrove, che potrebbero derivare da un deleveraging sincronizzato su ampia scala».
Per lFmi le ultime misure politiche adottate hanno portato qualche sollievo, ma i rischi per la stabilità finanziaria globale rimangono elevati. Le misure che secondo il Fondo hanno contribuito a migliorare la situazione sono le riforme fiscali e strutturali messe in atto in Italia e Spagna, laccordo sul finanziamento per la ristrutturazione del debito in Grecia, i prestiti della Banca centrale europea a tre anni e il potenziamento del muro di difesa eretto dalla Ue. Quanto al tasso dinteresse medio sul debito pubblico italiano, dovrebbe essere, secondo le previsioni, del 4,6% nel 2016, ma potrebbe salire al 5,3% se i rendimenti attuali fossero mantenuti. LFmi sottolinea che lItalia si trova ad affrontare una sfida particolare allinterno dellEurozona. E, dunque, nello scenario peggiore ipotizzato dal Fondo, il tasso di interesse medio sul debito potrebbe salire al 5,7%. Oggi, intanto, lAbi proporrà un pacchetto di misure volte alla crescita al ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera.
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