In calo l'utile Enel ma cresce la cedola e il titolo vola

Pesano 6 miliardi di svalutazioni Il dividendo sarà in aumento fino al 2019 con payout al 65%

LondraEnel ridimensiona i business storici legati alle fonti tradizionali (gas, oil e carbone), e prepara una trasformazione senza precedenti concentrata sull'energia verde, la tecnologia e le reti intelligenti (digitali) con uno spostamento graduale degli investimenti verso le aree a maggiore crescita: America Latina, Africa Settentrionale e Usa (green e reti). È questa l'Enel di Francesco Starace che ieri a Londra ha presentato, agli investitori e al mercato, il nuovo volto del colosso italiano dell'energia a quasi un anno dalla sua nomina e dopo un periodo passato a mettere in sicurezza il debito (37,4 miliardi) e a prendere le misure con i forti cambiamenti che hanno travolto l'energia. Una rivoluzione mondiale in cui la scarsa domanda nei mercati maturi, il tramonto del nucleare e la crescente richiesta di sviluppo da parte dei paesi emergenti ha imposto una rivoluzione copernicana alle utility europee.

D'altra parte, anche i numeri finanziari parlano chiaro sull'urgenza del cambiamento. Lo scorso anno Enel ha chiuso il bilancio con un risultato netto in forte contrazione (-84%) a 517 milioni e le vendite di energia elettrica si sono attestate a 261 TWh (-3,5%). A pesare sul 2014 sono state soprattutto svalutazioni per oltre 6 miliardi effettuate su Slovenske Elektrarne (2,87 miliardi), sulle attività di generazione in Italia (2,1 miliardi) e su asset in Cile (589 milioni), Russia e Grecia. Sempre guardando ai numeri, l'utile netto ordinario si è attestato a 2,99 miliardi (-4%), i ricavi sono scesi a 75,79 miliardi (-3,7%), l'ebitda a 15,75 miliardi (-5,6%).

La sfida raccolta e rilanciata da Starace è quindi quella di cambiare passo in un arco temporale di cinque anni riuscendo - grazie anche alla nuova struttura semplificata e alla riduzione dei costi - a dare «soddisfazione degli azionisti». Per convincere il mercato del successo del piano, e sulle attese degli analisti, Starace ha garantito agli investitori un progressivo aumento della cedola. Si prevede che per il 2015 il payout crescerà del 50% e poi di 5 punti percentuali su base annua fino a raggiungere il 65% nel 2018 e nel 2019. Come «paracadute», se l'utile netto ordinario consolidato dovesse attestarsi al di sotto della guidance, si prevede poi il pagamento di un dividendo minimo per azione pari a 0,16 euro per il 2015 e di 0,18 euro per il 2016.

In questo contesto, la fotografia del gruppo al 2019 vede un utile a 4,1 miliardi, una crescita dell'ebitda di 2,4 miliardi. Obiettivi che saranno raggiunti grazie a 18 miliardi di investimenti. Mentre gli utenti sul mercato libero in Italia e Spagna sono previsti in crescita di 4,5 milioni entro il 2019 arrivando così a 26 milioni.

Tra i cardini dello sviluppo si prevede un aumento del 50% della capacità di Egp (pari a 7,1 gigawatt), i cui investimenti saranno destinati a Cile, Messico e Brasile, Paesi dove la società sta già realizzando il 30% di capacità aggiuntiva. Enel stima poi cessioni per 3 miliardi per liberare fino a 5 miliardi, da impiegare per la riorganizzazione delle attività in America Latina.

Sul fronte Italia, Starace ha confermato la ristrutturazione delle 23 centralia a gas, oil e carbone (13.000 MGW) assicurando che «non saranno persi posti di lavoro poichè le centrali verranno trasformate».

Per quanto riguarda il rigassificatore di Porto Empedocle, «in attesa delle decisioni dell'Autority - ha detto l'ad - si sta vagliando l'investimento, ma è previsto comunque che sia venduto».

Ieri il titolo ha chiuso in netto rialzo in Borsa +3,3%, «merito - commenta un analista - della scelta sui dividendi e di un piano di rilancio che cambiando passo potrebbe risollevare Enel dalle secche dell'energia tradizionale».

Sono i miliardi di debito di Enel destinati a salire nel 2015 per poi tornare a scendere l'anno seguente

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