Economia

Il caso Duomo di Milano e il ruolo dei mecenati

La storia dell'arte insegna che la bellezza ha bisogno dell'impegno dei mecenati

Il caso Duomo di Milano e il ruolo dei mecenati

La storia dell'arte insegna che la bellezza ha bisogno dell'impegno dei mecenati. Il mecenatismo riveste una funzione culturale e sociale fondamentale. Di cui se ne avverte l'importanza strategica quando il fenomeno si raffredda. Poco o tanto che sia. E storicamente riguarda la cura nella promozione di giovani artisti ancora acerbi per muoversi con le proprie gambe sul mercato come la conservazione e i periodici lavori di restauro di opere del nostro straordinario patrimonio artistico.

Il mecenatismo rappresenta uno dei volti nobili del privato che si accende per la promozione e la salvaguardia del bene comune. Già, il tanto vituperato privato! Ecco allora che merita di essere sottolineato il valore di una bella iniziativa a sostegno di opere di restauro del Duomo di Milano. Si tratta di vini pregiati posti in vendita dalla cantina La Collina dei ciliegi e il cui 33 per cento del ricavato verrà destinato alla cura delle statue, delle vetrate, degli angeli e dei demoni della magnifica cattedrale della mia città. Stiamo parlando di 50mila bottiglie, un numero significativo che qualifica l'importanza del gesto.

Garante della più che meritoria iniziativa è la Veneranda Fabbrica del Duomo, presieduta da Fedele Confalonieri; la realtà, come è noto, che diresse il gigantesco progetto di costruzione della cattedrale e che fu istituita il 16 ottobre 1386 da Gian Galeazzo Visconti. Il compito principale della Fabbrica riguardava la progettazione, l'esecuzione e la conservazione del Duomo. Tutti, il popolo di Milano in testa, si spesero per offrire il proprio contributo. Ciascuno secondo le proprie possibilità. E quello spirito è rimasto intatto. Cosicché la Veneranda Fabbrica del Duomo oggi è più che mai impegnata a promuovere e dare forma compiuta a iniziative di mecenatismo. Come quest'ultima innaffiata dall'eccellenza dei grandi vini italiani.

Prosit.

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